The Brutalist
The Brutalist
2024
Paese
Gran Bretagna
Genere
Drammatico
Durata
215 min.
Formato
Colore
Regista
Brady Corbet
Attori
Adrien Brody
Guy Pearce
Felicity Jones
Joe Alwyn
Raffey Cassidy
Stacy Martin
Isaach De Bankolé
Alessandro Nivola
László Tóth (Adrien Brody) è un geniale architetto ebreo che fugge dall’Ungheria dopo la Seconda guerra mondiale per raggiungere gli Stati Uniti. Costretto dapprima a lavorare duramente e vivere in povertà, ottiene presto un contratto che cambierà il corso dei successivi decenni della sua vita.
Non è mai mancata l’ambizione a Brady Corbet, attore e regista che con questa sua opera terza raggiunge la piena maturità dietro la macchina da presa. Se di fronte all’obiettivo aveva mostrato il suo talento già da giovanissimo (aveva sedici anni ai tempi di Mysterious Skin di Gregg Araki) è con The Brutalist che il talento, già manifestato in parte nel suo esordio L’infanzia di un capo e solo a sprazzi nel successivo e altalenante Vox Lux, trova pieno compimento. Prendendo ispirazione dal bellissimo La fonte meravigliosa di King Vidor, film del 1949 tratto dal romanzo di Ayn Rand e interpretato da Gary Cooper, The Brutalist è un viaggio nel cinema del passato, un’esperienza in 70mm che comprende una ouverture, due atti divisi da un intervallo (richiamando l'azione, ormai d'altri tempi, del cambio di pellicola) e un epilogo che danno vita a una sinfonia audiovisiva capace di riportarci indietro nel tempo all’interno di quelle grandi proiezioni concepite come se si fosse di fronte a uno spettacolo simile a un’opera lirica. Quella di Tóth è una vicenda che richiama gli autori dei grandi romanzi americani (Paul Auster, in primis) con protagonisti che fungono da figure simboliche in grado di attraversare la storia della nazione a stelle e strisce. Tóth, però, vive anche di riflesso con il suo nemico-amico Harrison Lee Van Buren, un misterioso magnate che prima lo caccia di casa e poi lo ingaggia per un progetto titanico: la relazione tra i due personaggi è memorabile e trova il suo apice nelle splendide sequenze ambientate attorno a Carrara e alle cave di marmo. Fatta eccezione per il debole epilogo, The Brutalist è un lungometraggio che cresce alla distanza in maniera notevole, richiamando anche il cinema di Paul Thomas Anderson a cui sembra guardare per il rapporto tra pista visiva e pista sonora, quest’ultima dotata di una colonna sonora martellante che dà ulteriore ritmo a un film di 215 minuti che volano via leggeri, senza pause e senza troppo sforzo. Notevole anche il lavoro dell’intero cast, ma i duetti tra Adrien Brody e Guy Pearce sono da pelle d’oca. Meritatissimo premio per la miglior regia alla Mostra del Cinema di Venezia 2024.
Non è mai mancata l’ambizione a Brady Corbet, attore e regista che con questa sua opera terza raggiunge la piena maturità dietro la macchina da presa. Se di fronte all’obiettivo aveva mostrato il suo talento già da giovanissimo (aveva sedici anni ai tempi di Mysterious Skin di Gregg Araki) è con The Brutalist che il talento, già manifestato in parte nel suo esordio L’infanzia di un capo e solo a sprazzi nel successivo e altalenante Vox Lux, trova pieno compimento. Prendendo ispirazione dal bellissimo La fonte meravigliosa di King Vidor, film del 1949 tratto dal romanzo di Ayn Rand e interpretato da Gary Cooper, The Brutalist è un viaggio nel cinema del passato, un’esperienza in 70mm che comprende una ouverture, due atti divisi da un intervallo (richiamando l'azione, ormai d'altri tempi, del cambio di pellicola) e un epilogo che danno vita a una sinfonia audiovisiva capace di riportarci indietro nel tempo all’interno di quelle grandi proiezioni concepite come se si fosse di fronte a uno spettacolo simile a un’opera lirica. Quella di Tóth è una vicenda che richiama gli autori dei grandi romanzi americani (Paul Auster, in primis) con protagonisti che fungono da figure simboliche in grado di attraversare la storia della nazione a stelle e strisce. Tóth, però, vive anche di riflesso con il suo nemico-amico Harrison Lee Van Buren, un misterioso magnate che prima lo caccia di casa e poi lo ingaggia per un progetto titanico: la relazione tra i due personaggi è memorabile e trova il suo apice nelle splendide sequenze ambientate attorno a Carrara e alle cave di marmo. Fatta eccezione per il debole epilogo, The Brutalist è un lungometraggio che cresce alla distanza in maniera notevole, richiamando anche il cinema di Paul Thomas Anderson a cui sembra guardare per il rapporto tra pista visiva e pista sonora, quest’ultima dotata di una colonna sonora martellante che dà ulteriore ritmo a un film di 215 minuti che volano via leggeri, senza pause e senza troppo sforzo. Notevole anche il lavoro dell’intero cast, ma i duetti tra Adrien Brody e Guy Pearce sono da pelle d’oca. Meritatissimo premio per la miglior regia alla Mostra del Cinema di Venezia 2024.
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