I dannati
The Damned
2024
Paesi
Italia, Belgio, Usa
Genere
Storico
Durata
89 min.
Formato
Colore
Regista
Roberto Minervini
Attori
René W. Solomon
Cuyler Ballenger
Jeremiah Knupp
Timothy Carlson
Noah Carlson
Stati Uniti, Guerra di secessione. Un gruppo di volontari dell'esercito viene inviato a presidiare le terre inesplorate dell’Ovest. La missione avrà conseguenze soprattutto psicologiche, svelando loro il senso ultimo del proprio percorso personale.
Attivo da sempre all'interno del labile confine tra la messa in scena e il documentario, Roberto Minervini firma la sua prima opera totalmente di finzione, seppur influenzata nello stile da uno sguardo decisamente ancorato al "cinema del reale". Dopo aver esplorato la società statunitense contemporanea con i suoi lavori precedenti, il regista marchigiano compie ora un tuffo nel passato catapultando la sua cinepresa proprio negli anni in cui gli Stati Uniti hanno iniziato a prendere forma. Lo sguardo del cineasta non tarda a palesarsi: Minervini pedina i suoi personaggi rendendosi invisibile ai loro occhi, lavorando sul rapporto tra uomo e natura selvaggia (sono numerosi i riferimenti alla brutalità e alla ferocia che si annidano tanto nella fauna circostante quanto nei militari al centro del racconto) e calando il pubblico in un'esperienza cinematografica in grado di restituire tutta la fatica fisica e psicologica di un viaggio all'interno di un metaforico Purgatorio in cui i dannati al centro del titolo cercano la redenzione. Nonostante sia una storia che interessa soltanto a tratti, si sente la situazione brutale e selvaggia vissuta dai personaggi in scena, con cui si riesce facilmente a empatizzare. Anche se privo di veri picchi o momenti memorabili, il film complessivamente funziona e conferma ancora una volta quanto Minervini sia, all'interno del panorama italiano, uno tra gli autori più interessanti e dallo sguardo internazionale. Presentato al Festival di Cannes, nella sezione Un Certain Regard.
Attivo da sempre all'interno del labile confine tra la messa in scena e il documentario, Roberto Minervini firma la sua prima opera totalmente di finzione, seppur influenzata nello stile da uno sguardo decisamente ancorato al "cinema del reale". Dopo aver esplorato la società statunitense contemporanea con i suoi lavori precedenti, il regista marchigiano compie ora un tuffo nel passato catapultando la sua cinepresa proprio negli anni in cui gli Stati Uniti hanno iniziato a prendere forma. Lo sguardo del cineasta non tarda a palesarsi: Minervini pedina i suoi personaggi rendendosi invisibile ai loro occhi, lavorando sul rapporto tra uomo e natura selvaggia (sono numerosi i riferimenti alla brutalità e alla ferocia che si annidano tanto nella fauna circostante quanto nei militari al centro del racconto) e calando il pubblico in un'esperienza cinematografica in grado di restituire tutta la fatica fisica e psicologica di un viaggio all'interno di un metaforico Purgatorio in cui i dannati al centro del titolo cercano la redenzione. Nonostante sia una storia che interessa soltanto a tratti, si sente la situazione brutale e selvaggia vissuta dai personaggi in scena, con cui si riesce facilmente a empatizzare. Anche se privo di veri picchi o momenti memorabili, il film complessivamente funziona e conferma ancora una volta quanto Minervini sia, all'interno del panorama italiano, uno tra gli autori più interessanti e dallo sguardo internazionale. Presentato al Festival di Cannes, nella sezione Un Certain Regard.
Iscriviti
o
Accedi
per commentare