The King's Man – Le origini
The King's Man
2021
Paesi
Gran Bretagna, Usa
Generi
Azione, Avventura, Commedia
Durata
131 min.
Formato
Colore
Regista
Matthew Vaughn
Attori
Ralph Fiennes
Gemma Arterton
Rhys Ifans
Matthew Goode
Tom Hollander
Harris Dickinson
Daniel Brühl
Djimon Hounsou
Charles Dance
Stanley Tucci
Mentre alcuni tra i peggiori tiranni della storia e molti criminali si riuniscono per organizzare una guerra per annientare milioni di persone, un uomo, il pacifista duca di Oxford (Ralph Fiennes), deve correre contro il tempo per fermarli, sventando una pericolosa cospirazione che minaccia l’Europa intera .
Origin story dell’agenzia di intelligence composta da gentleman rigorosamente britannici, The King’s Man - Le origini fornisce un controcampo maggiormente denso, sul piano storico e politico, agli eventi divertiti e ridanciani narrati nei leggeri e dinamitardi Kingsman - Secret Service (2014) e Kingsman - Il cerchio d’oro (2017), entrambi già diretti da Matthew Vaughn. Guardando a 360° alla storia del XX secolo, senza un grande desiderio di censurarsi e andare troppo per il sottile, il cineasta britannico dà vita a una girandola di sequenze molto articolate e diseguali (il più delle volte eccessivamente), tentando di cucire insieme film delle origini e affresco che, per quanto spinto sul pedale dell’acceleratore, è comunque animato dalla tensione e dal desiderio di mantenere una maggior quadratura sul fronte del lungometraggio d’epoca e in costume. L’insieme è decisamente affastellato e non sempre ispirato, visto che i momenti più inamidati e paludati fanno un po’ a cazzotti con quelli più bidimensionali e sopra le righe, ma in alcuni frangenti l’osmosi crea dei cortocircuiti decisamente spassosi e stimolanti, in particolare nelle sequenze con protagonista il libidinoso e magnetico monaco Rasputin, personaggio pazzo e depravato, oltre che realmente esistito, interpretato da uno scatenato e sulfureo Rhys Ifans: una scena in particolare, in compagnia col personaggio di Ralph Fiennes al Palazzo d’Inverno, presenta un’esplosiva battaglia sulle note di celebri brani di musica russa, nella quale le evoluzioni delle coreografie, ma anche i battibecchi dialettici e la tensione virile erotica e strisciante, forgiano un insieme al fulmicotone a metà strada tra la farsa pirotecnica e le ricadute (s)cult al veleno per topi o, per meglio dire, al cianuro (per l’occasione Vaughn e il suo team hanno creato un mix di judo, ju-jitsu e danze russe). Le striature irresistibilmente british emergono meno che nei film precedenti, per via di un approccio complessivo più tendente alla girandola impazzita da blockbuster di grana grossa, generoso e sovrabbondante, ma se preso con leggerezza e tenendo basse le pretese il divertimento e i frangenti spassosi sono comunque abbastanza assicurati, dato il caos dell’approccio politico abbastanza squinternato e la coesistenza di figure storiche come Lenin e di montoni selvaggi pronti a scornare il malcapitato di turno. I tre sovrani coinvolti nella Prima Guerra Mondiale, Giorgio VI, lo zar Nicola II e il Kaiser Guglielmo II, sono interpreti dallo stesso attore, Tom Hollander, con quel gusto per la gag sorniona e anarcoide tipico di Vaughn, decisamente a suo agio a scorrazzare nello scacchiere europeo demistificando i tanti vizi ombelicali del Vecchio Continente e le sue ataviche abitudini guerrafondaie. Godibile, in definitiva, più come graphic novel goduriosa che come spy story. Tra i personaggi storici realmente esistiti scomodati dalla sceneggiatura troviamo anche Mata Hari, Erik Jan Hanussen, Gavrilo Princip, attentatore dell’arciduca Francesco Ferdinando e mano armata del casus belli della Prima guerra mondiale, e Alfred DuPont. Più volte rimandato a causa della pandemia di COVID-19 e girato anche a Torino, nelle location della Venaria Reale e presso il castello di Racconigi.
Origin story dell’agenzia di intelligence composta da gentleman rigorosamente britannici, The King’s Man - Le origini fornisce un controcampo maggiormente denso, sul piano storico e politico, agli eventi divertiti e ridanciani narrati nei leggeri e dinamitardi Kingsman - Secret Service (2014) e Kingsman - Il cerchio d’oro (2017), entrambi già diretti da Matthew Vaughn. Guardando a 360° alla storia del XX secolo, senza un grande desiderio di censurarsi e andare troppo per il sottile, il cineasta britannico dà vita a una girandola di sequenze molto articolate e diseguali (il più delle volte eccessivamente), tentando di cucire insieme film delle origini e affresco che, per quanto spinto sul pedale dell’acceleratore, è comunque animato dalla tensione e dal desiderio di mantenere una maggior quadratura sul fronte del lungometraggio d’epoca e in costume. L’insieme è decisamente affastellato e non sempre ispirato, visto che i momenti più inamidati e paludati fanno un po’ a cazzotti con quelli più bidimensionali e sopra le righe, ma in alcuni frangenti l’osmosi crea dei cortocircuiti decisamente spassosi e stimolanti, in particolare nelle sequenze con protagonista il libidinoso e magnetico monaco Rasputin, personaggio pazzo e depravato, oltre che realmente esistito, interpretato da uno scatenato e sulfureo Rhys Ifans: una scena in particolare, in compagnia col personaggio di Ralph Fiennes al Palazzo d’Inverno, presenta un’esplosiva battaglia sulle note di celebri brani di musica russa, nella quale le evoluzioni delle coreografie, ma anche i battibecchi dialettici e la tensione virile erotica e strisciante, forgiano un insieme al fulmicotone a metà strada tra la farsa pirotecnica e le ricadute (s)cult al veleno per topi o, per meglio dire, al cianuro (per l’occasione Vaughn e il suo team hanno creato un mix di judo, ju-jitsu e danze russe). Le striature irresistibilmente british emergono meno che nei film precedenti, per via di un approccio complessivo più tendente alla girandola impazzita da blockbuster di grana grossa, generoso e sovrabbondante, ma se preso con leggerezza e tenendo basse le pretese il divertimento e i frangenti spassosi sono comunque abbastanza assicurati, dato il caos dell’approccio politico abbastanza squinternato e la coesistenza di figure storiche come Lenin e di montoni selvaggi pronti a scornare il malcapitato di turno. I tre sovrani coinvolti nella Prima Guerra Mondiale, Giorgio VI, lo zar Nicola II e il Kaiser Guglielmo II, sono interpreti dallo stesso attore, Tom Hollander, con quel gusto per la gag sorniona e anarcoide tipico di Vaughn, decisamente a suo agio a scorrazzare nello scacchiere europeo demistificando i tanti vizi ombelicali del Vecchio Continente e le sue ataviche abitudini guerrafondaie. Godibile, in definitiva, più come graphic novel goduriosa che come spy story. Tra i personaggi storici realmente esistiti scomodati dalla sceneggiatura troviamo anche Mata Hari, Erik Jan Hanussen, Gavrilo Princip, attentatore dell’arciduca Francesco Ferdinando e mano armata del casus belli della Prima guerra mondiale, e Alfred DuPont. Più volte rimandato a causa della pandemia di COVID-19 e girato anche a Torino, nelle location della Venaria Reale e presso il castello di Racconigi.
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