Augustine (George Clooney), uno scienziato che ha dedicato la sua esistenza a cercare di trovare nuovi spazi nell’Universo dove poter vivere, decide di rimanere sulla Terra dopo un disastro globale che costringe gli esseri umani ad andarsene. Solo così potrà comunicare a un gruppo di astronauti di ritorno di non cercare di raggiungere mai più il pianeta…

Tratto dal romanzo La distanza tra le stelle di Lily Brooks-Dalton, The Midnight Sky è la settima prova dietro la macchina da presa di George Clooney e (fatta eccezione per la mini-serie Catch 22 del 2019) arriva tre anni dopo il suo precedente Suburbicon e addirittura quattro anni dopo le sue ultime prove d’attore con Money Monster e Ave, Cesare!. Clooney guarda un po’ a Gravity (di cui era anche protagonista), un po’ a Contact e un po’ a Interstellar, finendo presto per dare la sensazione di già visto. Nella prima parte il film fatica molto a carburare, sia per una narrazione non troppo originale, sia per un montaggio incerto, che non riesce a dare il giusto ritmo alla pellicola. L’intrattenimento, così, è scarso, ma The Midnight Sky riesce a rialzare la testa nella seconda parte, con un’ultima mezz’ora visivamente affascinante in un paio di sequenze e una narrazione che riesce a coinvolgere un pizzico di più. Un po’ tardi per salvare l’intera baracca, ma quantomeno l’ultima mezz’ora è più che discreta, nonostante la retorica (dovuta anche a una colonna sonora di Alexandre Desplat troppo invasiva) faccia spesso capolino tra le pieghe della sceneggiatura. Così così anche la prova d’attore di Clooney, ma anche il resto del cast non fa tanto di più, anzi. Distribuito direttamente su Netflix.