Nel 1830 a August Landor (Christian Bale) viene chiesto indagare su un delitto avvenuto all'Accademia militare di West Point. Viene aiutato da Edgar Allan Poe (Harry Melling), un cadetto amante della poesia che sospetta che la morte di alcuni compagni possa essere parte di un rito di magia nera. 

Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Louis Bayard, The Pale Blue Eye può vantare interpreti di grande calibro e una realistica ricostruzione d’ambiente che ne fanno un prodotto godibile per la forma e di discreto intrattenimento. Certo i volti del cast sono azzeccati: Bale conferisce un’affascinante ambiguità al personaggio principale, Melling riesce a tenergli testa e il suo Edgar Allan Poe è un comprimario originale e interessante. Risultano invece sprecate sia Gillian Anderson che Lucy Boynton, la cui presenza scenica stenta ad emergere così come la loro aura malvagia che invece di atterrire suscita perplessità. L’ambientazione è suggestiva, palcoscenico perfetto per un giallo classico a tinte gotiche, eppure la narrazione procede perdendo forza: il crudo realismo iniziale cede a una rappresentazione sempre più caricaturale mentre la razionalità viene abbandonata per lasciare spazio agli aspetti più prettamente esoterici, di gran lunga meno intriganti. Lo scioglimento del mistero e un colpo di scena che arriva troppo tardi risultano depotenziati e, nonostante un finale non scontato, alla spettatore rimane davvero poco su cui riflettere.