The Substance
The Substance
2024
Paesi
Gran Bretagna, Usa
Generi
Horror, Drammatico
Durata
140 min.
Formato
Colore
Regista
Coralie Fargeat
Attori
Margaret Qualley
Dennis Quaid
Dennis Moore
Hugo Diego Garcia
Vincent Colombe
Elizabeth Sparkle (Demi Moore) è appena stata insignita di una stella sulla Walk of Fame di Hollywood. L'età però è una minaccia anche per lei, soprattutto in un settore cinico e spietato come quello dello showbiz. Si lascerà così tentare da un nuovo prodotto, chiamato The Substance, in grado di far emergere Sue, ovvero la forma più attraente e prestante della sua personalità (Margaret Qualley).

A sette anni di distanza dall'interessante esordio Revenge (2017), Coralie Fargeat torna dietro la macchina da presa per firmare un progetto più ambizioso e complesso, sostenuto da una produzione dagli echi hollywoodiani con cui provare ad affermarsi anche nel mercato più mainstream. Curioso quindi notare come il film si apra e si chiuda proprio su una "bistrattata" piastrella della Walk of Fame di Los Angeles, calando il pubblico all'interno di un ambiente fatiscente ma al tempo stesso spietato e snervante in cui le stelle rischiano costantemente di essere calpestate (letteralmente parlando) e dimenticate nell'arco di pochissimi giorni. The Substance non racconta niente di nuovo, ed è proprio questo il suo limite principale, seppur Fargeat sia brava nell'orchestrare un climax allucinato e irrazionale, interamente basato sulla trasformazione fisica (il potenziale giovanile del corpo di Qualley contro l'icona "mostruosa" e fuori tempo massimo di Moore) e sul turbamento psicologico. La carne al fuoco è molta, così come i riferimenti ai capisaldi del passato (Showgirl di Verhoeven su tutti, ma anche La morte ti fa bella di Zemeckis nella sua vena più comica, passando per Society di Brian Yuzna e una serie infinita di riferimenti). La narrazione è coinvolgente, ma il progetto fatica a proporre qualcosa che vada oltre una serie di riflessioni interessanti ma vittime di passaggi che finiscono per risultare parte di un B-movie splatter e posticcio (in linea con l'evoluzione psicofisica della protagonista) e in una serie reiterata di ridondanze che sfociano in un giochino citazionista a tratti fine a se stesso (si veda l'omaggio a 2001: Odissea nello spazio): ottimo come divertissement, ma colpevole nel prendersi troppo sul serio. Tra i suoi meriti, però, c'è comunque quello di spingere sul pedale dell'acceleratore sempre di più, attraverso una serie di sequenze davvero estreme, coraggiose seppure piuttosto gratuite. Presentato in concorso al Festival di Cannes dove ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura.
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