La zona d'interesse
The Zone of Interest
2023
Paesi
Gran Bretagna, Polonia, Usa
Generi
Drammatico, Storico
Durata
105 min.
Formato
Colore
Regista
Jonathan Glazer
Attori
Sandra Hüller
Christian Friedel
Ralph Herforth
Maximilian Beck
Il comandante di Auschwitz Rudolf Höss (Christian Friedel) vive in un'ampia area all'interno del campo di concentramento, coltivando il sogno di una esistenza perfetta insieme alla moglie Hedwig (Sandra Hüller), ai figli piccoli e ad alcuni membri della servitù. Mentre scorre apparentemente placida la quotidianità entro le mura della sua villa, fuori si scorgono segnali dell'orrore che si sta consumando.
A dieci anni esatti dal discusso Under the Skin (2013), interpretato da Scarlett Johansson e presentato non senza polemiche in concorso a Venezia, Jonathan Glazer torna con un nuovo progetto fortemente divisivo. Ispirato all'omonimo romanzo (2014) di Martin Amis, che viene fortemente ridotto all’osso, il film è una straordinaria riflessione sulle potenzialità del linguaggio cinematografico contemporaneo, elevandosi a esperienza di visione di rara potenza espressiva e imponendosi in tutta la sua audacia su un delicatissimo tema, raramente affrontato in maniera così radicale. Tutto il film, girato in un digitale ad altissima definizione che cristallizza le immagini in glaciali quadri illuminati dalla sola luce naturale, sconvolge nella sua profonda ricerca sul sonoro e sulla negazione dell'immagine, evidente fin dal prologo, che trova impressionante compimento in soluzioni sperimentali da brivido. A una "normalità" sempre sull'orlo dell'implosione emotiva, in cui i protagonisti sembrano anestetizzati e ridotti a uomini privi di una reale percezione della realtà, si contrappone la mostruosità del campo di stermino, ma Glazer, spingendo al limite il valore performativo della messa in scena, non lascia mai che l'evidenza delle atrocità prenda il sopravvento: bastano il rumore di un treno (che noi sappiamo essere stipato di deportati al macello), una flebile colonna di fumo dalla ciminiera dei forni crematori o le alte mura di cinta con alla loro sommità il filo spinato per trasmettere disagio. Anche la presenza immobile e severa della natura diventa un elemento di grande portata concettuale. Il salto temporale nel finale, orchestrato con sublime padronanza del mezzo cinematografico, è da togliere il fiato. Straordinario per regia e direzione della fotografia (di Łukasz Żal), il film è stato girato ad Auschwitz nella seconda metà del 2021, mentre la residenza degli Höss è stata ricostruita dallo scenografo Chris Oddy, con gli attori liberi di muoversi all'interno della scena mentre venivano ripresi da più di dieci angolazioni contemporaneamente. Fondamentale il contributo della compositrice britannica Mica Levi. Presentato in concorso al Festival di Cannes dove ha vinto un meritatissimo Grand Prix. Nel suo palmarès ci sono però anche due premi Oscar: miglior film internazionale e miglior sonoro.
A dieci anni esatti dal discusso Under the Skin (2013), interpretato da Scarlett Johansson e presentato non senza polemiche in concorso a Venezia, Jonathan Glazer torna con un nuovo progetto fortemente divisivo. Ispirato all'omonimo romanzo (2014) di Martin Amis, che viene fortemente ridotto all’osso, il film è una straordinaria riflessione sulle potenzialità del linguaggio cinematografico contemporaneo, elevandosi a esperienza di visione di rara potenza espressiva e imponendosi in tutta la sua audacia su un delicatissimo tema, raramente affrontato in maniera così radicale. Tutto il film, girato in un digitale ad altissima definizione che cristallizza le immagini in glaciali quadri illuminati dalla sola luce naturale, sconvolge nella sua profonda ricerca sul sonoro e sulla negazione dell'immagine, evidente fin dal prologo, che trova impressionante compimento in soluzioni sperimentali da brivido. A una "normalità" sempre sull'orlo dell'implosione emotiva, in cui i protagonisti sembrano anestetizzati e ridotti a uomini privi di una reale percezione della realtà, si contrappone la mostruosità del campo di stermino, ma Glazer, spingendo al limite il valore performativo della messa in scena, non lascia mai che l'evidenza delle atrocità prenda il sopravvento: bastano il rumore di un treno (che noi sappiamo essere stipato di deportati al macello), una flebile colonna di fumo dalla ciminiera dei forni crematori o le alte mura di cinta con alla loro sommità il filo spinato per trasmettere disagio. Anche la presenza immobile e severa della natura diventa un elemento di grande portata concettuale. Il salto temporale nel finale, orchestrato con sublime padronanza del mezzo cinematografico, è da togliere il fiato. Straordinario per regia e direzione della fotografia (di Łukasz Żal), il film è stato girato ad Auschwitz nella seconda metà del 2021, mentre la residenza degli Höss è stata ricostruita dallo scenografo Chris Oddy, con gli attori liberi di muoversi all'interno della scena mentre venivano ripresi da più di dieci angolazioni contemporaneamente. Fondamentale il contributo della compositrice britannica Mica Levi. Presentato in concorso al Festival di Cannes dove ha vinto un meritatissimo Grand Prix. Nel suo palmarès ci sono però anche due premi Oscar: miglior film internazionale e miglior sonoro.
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