Three... Extremes
Saam gaang yi
2004
Paesi
Hong Kong, Giappone, Corea del Sud
Genere
Horror
Durata
118 min.
Formato
Colore
Registi
Fruit Chan
Park Chan-wook
Takashi Miike
Attori
Bai Ling
Tony Leung Ka Fai
Miriam Chin Wah Yeung
Lee Byung-hun
Lim Won-hie
Kang Hye-jeong
Kyoko Hasegawa
Atsurō Watabe
Mitsuru Akaboshi
Dumplings (Fruit Chan): trascurata dal marito, la ricca attrice Li (Miriam Chin Wah Yeung) decide di mangiare i famosi ravioli di zia Mei (Bai Ling) che hanno il potere di ringiovanire. Il segreto è nell'aberrante ripieno. Cut (Park Chan-wook): messo alle strette da un pazzo (Lim Won-hie), un regista (Lee Byung-hun) può liberare la moglie (Kang Hye-jeong) sadicamente torturata solo uccidendo a mani nude una bambina (Lee Dae-yeon). Box (Takashi Miike): una giovane scrittrice (Kyoko Hasegawa) ha un incubo ricorrente, forse legato a un tragico evento della sua infanzia di cui si sente responsabile.
Horror a episodi che riunisce tre noti registi orientali – sulla scia del precedente Three (2002) di Peter Chan, Kim Jee-woon e Nonzee Nimibutr – accomunati tra loro da un approccio al cinema radicale e mai conciliante. Dei tre episodi il meno riuscito è quello di Park Chan-wook, qui alle prese con una violenta parabola sull'invidia umana dal vago sapore metacinematografico. Regia virtuosistica e confezione elegante ma nulla più che un compiaciuto esercizio di stile. Estremo e disturbante è invece Fruit Chan, che firma un breve saggio sulla vanità femminile non nascondendo un perverso piacere nel provocare lo spettatore. Varcati i confini del lecito e del buon gusto resta per molti, nonostante i forti toni ironici, una visione genuinamente insostenibile. Spetta invece a Takashi Miike, contro ogni aspettativa, l'episodio meno esplicito e scioccante. Sempre in bilico fra reale e onirico, è un horror perturbante dalle atmosfere raggelate e sospese che sa un po' troppo di già il visto. Il film è stato presentato a Venezia 61 nella sezione “Mezzanotte”.
Horror a episodi che riunisce tre noti registi orientali – sulla scia del precedente Three (2002) di Peter Chan, Kim Jee-woon e Nonzee Nimibutr – accomunati tra loro da un approccio al cinema radicale e mai conciliante. Dei tre episodi il meno riuscito è quello di Park Chan-wook, qui alle prese con una violenta parabola sull'invidia umana dal vago sapore metacinematografico. Regia virtuosistica e confezione elegante ma nulla più che un compiaciuto esercizio di stile. Estremo e disturbante è invece Fruit Chan, che firma un breve saggio sulla vanità femminile non nascondendo un perverso piacere nel provocare lo spettatore. Varcati i confini del lecito e del buon gusto resta per molti, nonostante i forti toni ironici, una visione genuinamente insostenibile. Spetta invece a Takashi Miike, contro ogni aspettativa, l'episodio meno esplicito e scioccante. Sempre in bilico fra reale e onirico, è un horror perturbante dalle atmosfere raggelate e sospese che sa un po' troppo di già il visto. Il film è stato presentato a Venezia 61 nella sezione “Mezzanotte”.
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