The Throne
Sado
2015
Paese
Corea del Sud
Generi
Storico, Drammatico
Durata
125 min.
Formato
Colore
Regista
Lee Joon-ik
Attori
Song Kang-ho
Yoo Ah-in
Moon Geun-young
Kim Hae-suk
Park Won-sang
Corea, XVIII secolo. Ansioso di trasmettere il proprio potere per via ereditaria, il sovrano Youngjo (Song Kang-ho) cerca di istruire e plasmare il figlio prediletto (Yoo Ah-in), iniziandolo ai rituali e agli obblighi della vita di corte. Le opposte attitudini e il disaccordo sulle scelte politiche creeranno tra i due un divario sempre più incolmabile, destinato a sfociare in tragedia. «Ci sono re che hanno ucciso i loro stessi fratelli e nipoti per preservare la dinastia». Esperto di produzioni in costume e forte della notorietà della vicenda trattata (oggetto, negli anni, di alcune serie televisive), il regista Lee Joon-ik realizza un dramma basato su un periodo cruciale della storia coreana, tentando di superare i limiti del semplice pamphlet ricostruttivo e concentrandosi sulle psicologie dei personaggi: da un lato l'ambiguo erede, minato dalla sua stessa fragilità emotiva e distrutto dalla pressione delle responsabilità («Non voglio vivere così. Non posso»), dall'altro la figura del padre, solo apparentemente dispotica e insensibile, in realtà scissa dalle implicazioni dovute alla messa in discussione del ruolo di sovrano (il sospetto di omicidio ai danni del fratello per ottenere il trono). Il tratteggio di un'epoca si trasforma così, almeno nelle intenzioni, in uno scontro edipico e archetipico, che sfocia in una scoperta metafora del disagio nei confronti del Potere e dell'inadeguatezza di codici poco adatti alle belluine passioni umane (funzionale, in tal senso, la geometria rigorosa delle inquadrature). Premesse interessanti, anche se non particolarmente originali, ma il tutto rischia la saturazione a causa della ripetitiva struttura a incastro (la continua alternanza tra passato e presente) e della durata probante, che arriva ad annacquare temi e situazioni. Le caratterizzazioni dei protagonisti, in ogni caso, sono assai convincenti, grazie soprattutto a interpretazioni da manuale; e alcuni momenti (l'impotente disperazione del giovane nipote di Youngjo, il confronto onirico tra padre e figlio al confine tra vita e morte) colpiscono nel segno. Candidato per la Corea del Sud agli Oscar 2016, è stato scelto come film di chiusura del quattordicesimo Korea Film Fest di Firenze.
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