Lo psichiatra Clive Esmond (Alexander Knox) sventa un'aggressione da parte di Frank Clemmons (Dirk Bogarde) e propone al criminale di fargli da cavia per le sedute di analisi anziché essere consegnato alla polizia. Il giovane entra così in casa del professionista, dove finirà per instaurare una relazione con sua moglie Glenda (Alexis Smith), ricadendo però anche nella tentazione di commettere delitti. Solido dramma psicologico girato, sotto pseudonimo, in Inghilterra da un Losey ormai ostracizzato da Hollywood per l'accusa di attività antiamericane. Per lo stesso motivo, lo pseudonimo Derek Frye cela gli sceneggiatori Harold Buchman e Carl Foreman. La tigre nell'ombra del titolo, oltre a essere dipinta sul cartello pubblicitario contro cui si infrangono le sue illusioni, è Glenda: una donna irrequieta capace (come pubblicizzava la locandina originale) di trasformarsi da "santa" in "peccatrice". Benché il film sia forse più noto per l'inizio della collaborazione tra Losey e Bogarde, che avrà il suo culmine con Il servo (1963), qui è proprio la Smith a essere non solo il motore dell'azione, ma anche l'unico personaggio a “resistere alla terapia”. Alla freddezza del medico e alla rassegnazione del giovane si contrappone così una vitalità intensa fino all'autodistruzione che, nel finale ossessivo e indimenticabile, diventa il vero valore aggiunto di una pellicola da riscoprire.