Tirate sul pianista
Tirez sur le pianiste
1960
Rai Play
Paese
Francia
Genere
Drammatico
Durata
85 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
François Truffaut
Attori
Charles Aznavour
Marie Dubois
Nicole Berger
Albert Rémy
Claude Mansard
Daniel Boulanger
Michèle Mercier
Un famoso concertista (Charles Aznavour) ha abbandonato la carriera dopo la scoperta del tradimento della moglie e ora suona in uno sfarzoso bar parigino. A causa dei suoi fratelli attaccabrighe, viene coinvolto in una disputa fra bande per il controllo del territorio e si trova nel mezzo di una vicenda difficile da sbrogliare.
Con il suo secondo lungometraggio, François Truffaut desiderava realizzare un film completamente differente dall'acclamato debutto di I quattrocento colpi (1959). Tanto la prima opera è sensibile, realistica e intensamente autobiografica, quanto Tirate sul pianista è farsesco, irriverente e ambientato in un universo tipico dei b-movies, infarcito di stili differenti e personaggi variegati, all'insegna di una commistione tra generi che all'epoca era ben lontana dalle codificazioni del postmoderno e all'interno della quale Truffaut si pone con tutta l'irriverenza antiaccademica di un ragazzaccio sfrontato. Un approccio alla macchina da presa sui generis, che fa nascere una serie di imprevedibili cambi d'atmosfera e dialoghi grotteschi a cui Quentin Tarantino avrà sicuramente assurto come modello per il suo Le iene (1992). Sicuramente uno dei titoli più anticonformisti e affascinanti di Truffaut, anche se non uno dei più incisivi, che si avvale dell'immediatezza e della freschezza come categorie privilegiate per guardare il mondo: «una sorta di “passeggiata incontrollata”, realizzata con il preciso scopo di esprimere liberamente le proprie opinioni, adottando come criterio registico quello di girare solo le scene gradite sul momento» (Alberto Barbera, Umberto Mosca). Risultato: Tirate sul pianista ebbe un gran successo tra i cinefili e gli addetti ai lavori, ma il grande pubblico rimase confuso e a dir poco spiazzato dalla sua sperimentale modernità e il film fu, prevedibilmente, un fiasco commerciale, cosa che però non inficiò la futura, luminosa carriera del regista. Liberamente tratto da un romanzo giallo di David Goodis.
Con il suo secondo lungometraggio, François Truffaut desiderava realizzare un film completamente differente dall'acclamato debutto di I quattrocento colpi (1959). Tanto la prima opera è sensibile, realistica e intensamente autobiografica, quanto Tirate sul pianista è farsesco, irriverente e ambientato in un universo tipico dei b-movies, infarcito di stili differenti e personaggi variegati, all'insegna di una commistione tra generi che all'epoca era ben lontana dalle codificazioni del postmoderno e all'interno della quale Truffaut si pone con tutta l'irriverenza antiaccademica di un ragazzaccio sfrontato. Un approccio alla macchina da presa sui generis, che fa nascere una serie di imprevedibili cambi d'atmosfera e dialoghi grotteschi a cui Quentin Tarantino avrà sicuramente assurto come modello per il suo Le iene (1992). Sicuramente uno dei titoli più anticonformisti e affascinanti di Truffaut, anche se non uno dei più incisivi, che si avvale dell'immediatezza e della freschezza come categorie privilegiate per guardare il mondo: «una sorta di “passeggiata incontrollata”, realizzata con il preciso scopo di esprimere liberamente le proprie opinioni, adottando come criterio registico quello di girare solo le scene gradite sul momento» (Alberto Barbera, Umberto Mosca). Risultato: Tirate sul pianista ebbe un gran successo tra i cinefili e gli addetti ai lavori, ma il grande pubblico rimase confuso e a dir poco spiazzato dalla sua sperimentale modernità e il film fu, prevedibilmente, un fiasco commerciale, cosa che però non inficiò la futura, luminosa carriera del regista. Liberamente tratto da un romanzo giallo di David Goodis.
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