Todo modo
1976
Paesi
Italia, Francia
Generi
Drammatico, Grottesco
Durata
125 min.
Formato
Colore
Regista
Elio Petri
Attori
Gian Maria Volonté
Marcello Mastroianni
Mariangela Melato
Salvo Randone
Ciccio Ingrassia
Renato Salvatori
Michel Piccoli
Franco Citti
In uno scenario fanta-apocalittico, durante una misteriosa epidemia, le alte sfere del potere politico, governate dal conciliante M. (Gian Maria Volonté), il Presidente, si radunano in una costruzione "sacra" simile a un eremo-prigione per cercare di capire i motivi della crisi interna al partito. La cerimonia, capeggiata dal potente Don Gaetano (Marcello Mastroianni), assume toni sempre più tragici e sinistri. Penultimo lungometraggio per il cinema di Elio Petri, e uno dei suoi migliori. Prendendo spunto dalla pratica religiosa degli Esercizi Spirituali, approvata dalla Chiesa nel 1548, il film è un inquietante apologo che precorre la dissoluzione e l'auto-annientamento dell'ideologia politica. La ricerca dell'identità di partito (smarrita?) deve necessariamente passare da una riconciliazione interna che, invece, assume i tratti di un funereo cerimoniale. In un clima onirico e straniante, la pellicola spinge a una riflessione sul potere politico (mai così vicino a quello divino) legato alla brama di dominio e alla mostruosa facoltà di menzogna di chi ne fa parte. Come in un oscuro rituale liturgico, carico di simbolismi e macabre allegorie, si consuma un'opera dal fascino tenebroso, di inaudita forza espressiva: le fosche allusioni metastoriche (la crisi della DC), le tesi ideologiche astratte e i passaggi criptici sono riscattati dal coraggio di uno tra i più influenti autori del cinema italiano. Straordinaria l'architettura geometrica degli interni (scene di Dante Ferretti), giocata sul bianco (la purezza) e il nero (il peccato), con rimandi surrealisti all'iconografia sacra, evidenziati dalle statue metafisiche. «Siamo i morti che seppelliscono i morti». Fantapolitica di disturbante realismo. Volonté superbo nei panni del Presidente (modellato su Aldo Moro), ma è Mastroianni, indimenticabile presenza ieratica, a regalare una delle più grandi interpretazioni di sempre. Liberamente ispirato all'omonimo romanzo di Leonardo Sciascia. Nastro d'argento a Ciccio Ingrassia.
Maximal Interjector
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