Tsuda (Shin'ya Tuskamoto) e Hizuru (Kaori Fujii) sono una coppia che vive una relazione apatica e priva di qualsiasi contatto fisico. Lui è un assicuratore e lei vive sotto la campana di vetro che le ha eretto il marito. Tutto cambia quando nella loro vita entra Kojima (Kōji Tsukamoto), pugile e amico d'infanzia di Tsuda. Scritto, diretto e montato dallo stesso Tsukamoto, Tokyo Fist è il quarto lungometraggio del regista, che veste anche i panni del timido protagonista. L'alienazione dell'uomo moderno, in una società rigida come quella giapponese, e l'intrusione di una figura esterna, come unica chiave in grado di portare un cambiamento in un'esistenza piatta e priva di emozioni, sono le due tematiche principali di Tokyo Fist, un prodotto coraggioso seppur incapace di convincere fino in fondo. La riflessione sociale di Tsukamoto è lucida e interessante, ma i modi in cui viene sviluppata sono spesso poco credibili e sopra le righe. Come nel precedente Tetsuo (1989), la trasformazione, veicolata in questo caso da una volontà autodistruttiva, passa attraverso la carne e la sua mutilazione (emblematica, in questo senso, l'ossessione per i piercing sviluppata da Hizuru). Nonostante alcuni limiti (manca una certa coesione tra le parti) il film colpisce ed è in grado di lasciare dentro una certa angoscia, che difficilmente abbandonerà lo spettatore nei giorni successivi alla visione. Kōji Tsukamoto (Kojima) è il fratello del regista.