Tolo Tolo
Tolo Tolo
2020
NOW
Paese
Italia
Genere
Commedia
Durata
90 min.
Formato
Colore
Regista
Checco Zalone
Attori
Checco Zalone
Barbara Bouchet
Alexis Michalik
Checco (Checco Zalone) rifiuta il reddito di cittadinanza e apre un ristorante di sushi a Spinazzola, in Puglia. L’impresa si rivelerà presto un fallimento e Checco fuggirà in Africa per… continuare a sognare. Lo scoppio di una guerra civile, però, lo costringerà a scappare e provare a tornare in Europa, insieme ai tanti migranti africani con i quali condividerà le enormi difficoltà del viaggio.
Dopo quattro grandi successi come attore e sceneggiatore (culminati con l’enorme trionfo ai botteghini di Quo vado?, che nel 2016 andò a un passo dallo scardinare il record assoluto di incassi di Avatar in Italia), Checco Zalone tenta il grande passo ed esordisce anche dietro la macchina da presa. Per questa svolta così ambiziosa, Zalone si fa affiancare in fase di sceneggiatura da Paolo Virzì e si nota come la struttura narrativa sia più solida dei film precedenti che aveva interpretato. Forse meno scoppiettante e continua nella presenza di gag rispetto al passato, la pellicola di Zalone mette a nudo i luoghi comuni dell’Italia e degli italiani, regalando anche qualche interessante spunto di riflessione, all’interno di una struttura che alterna momenti incisivi ad altri eccessivamente frivoli e incapaci di far sorridere. Come sempre, il comico pugliese punta sull’attualità e lancia temi legati all’economia e alla politica, in parte ripetendosi nelle gag proposte, ma comunque offrendo buoni spunti di divertimento, soprattutto con l’approssimarsi della conclusione. Tolo Tolo, infatti, fatica non poco a carburare, ma col passare dei minuti il ritmo si fa sempre più coinvolgente e alcune sequenze oniriche sono incisive al punto giusto: si veda quella in cui viene utilizzata come colonna sonora Italia di Mino Reitano e, soprattutto, il finale che rimanda addirittura ai classici d’animazione Disney. Alti e bassi, indubbiamente, ma rispetto ai precedenti lungometraggi con Zalone, si nota la volontà di prendersi più rischi e di fare scelte un pizzico più coraggiose.
Dopo quattro grandi successi come attore e sceneggiatore (culminati con l’enorme trionfo ai botteghini di Quo vado?, che nel 2016 andò a un passo dallo scardinare il record assoluto di incassi di Avatar in Italia), Checco Zalone tenta il grande passo ed esordisce anche dietro la macchina da presa. Per questa svolta così ambiziosa, Zalone si fa affiancare in fase di sceneggiatura da Paolo Virzì e si nota come la struttura narrativa sia più solida dei film precedenti che aveva interpretato. Forse meno scoppiettante e continua nella presenza di gag rispetto al passato, la pellicola di Zalone mette a nudo i luoghi comuni dell’Italia e degli italiani, regalando anche qualche interessante spunto di riflessione, all’interno di una struttura che alterna momenti incisivi ad altri eccessivamente frivoli e incapaci di far sorridere. Come sempre, il comico pugliese punta sull’attualità e lancia temi legati all’economia e alla politica, in parte ripetendosi nelle gag proposte, ma comunque offrendo buoni spunti di divertimento, soprattutto con l’approssimarsi della conclusione. Tolo Tolo, infatti, fatica non poco a carburare, ma col passare dei minuti il ritmo si fa sempre più coinvolgente e alcune sequenze oniriche sono incisive al punto giusto: si veda quella in cui viene utilizzata come colonna sonora Italia di Mino Reitano e, soprattutto, il finale che rimanda addirittura ai classici d’animazione Disney. Alti e bassi, indubbiamente, ma rispetto ai precedenti lungometraggi con Zalone, si nota la volontà di prendersi più rischi e di fare scelte un pizzico più coraggiose.
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