Sul corpo del marchese Galeazzo di Torrealta (Totò), ucciso da una pugnalata, viene trovato un bigliettino con su scritto “Diabolicus”. I sospetti della polizia ricadono immediatamente sui fratelli dell'uomo (anche questi tutti interpretati da Totò), ingolositi da una cospicua eredità.

Uno dei più grandi tour de force interpretativi di Totò, guidato da Steno con una regia (e un copione) che gli offre cinque possibilità per mostrare le sue facce comiche caratterizzate da tic fisici, manie nostalgiche, esuberanze manesche e persino una puntata in panni femminili (doppiato da Carlo Croccolo). A ogni scena il protagonista riesce a tirare fuori un'idea geniale: dai violenti estremismi caricaturali del generale Scipione, inarrestabile nostalgico dell'epoca fascista, alle snobistiche coloriture da nobile viveur di Galeazzo. Gli basta una parrucca, un paio di baffetti o di occhiali per mutare pelle, faccia e psicologia e mettere in scena, in totale libertà, momenti di puro happening comico. Nonostante l'irresistibile freschezza della comicità, la trama è un confuso collage di sketch non sempre all'altezza, ma la forza eclettica di Totò e alcuni colpi di scena valgono la visione.