Alla morte di Kenneth Zevo (Donald O'Connor), la guida della fabbrica di giocattoli ZEVO TOYS passa nelle mani del fratello Leland (Michael Gambon), un generale dell'esercito. Egli impone una cultura militarista alla produzione, creando un vero e proprio arsenale bellico a misura di giocattolo. I figli di Kenneth, Leslie (Robin Williams) e Alsatia (Joan Cusack), non sono d'accordo con questa politica e tentano in ogni modo di opporsi al volere dello zio. Sfortunata e confusa fiaba che tenta di omaggiare il mondo immaginifico dell'innocenza, rimanendo però incagliata tra i fasti delle ridondanti scenografie (di Ferdinando Scarfiotti) senza riuscire a esprimersi al meglio: è un lavoro esorbitante e colorato che attinge a piene mani a Magritte (specialmente per i costumi) e al Futurismo italiano, ma non riesce mai a trovare una narrazione capace di sfruttare al meglio tali ispirazioni. La vicenda non è in grado di slegarsi completamente dal reale, rimanendo in un limbo asettico in cui lo spettatore non sospende del tutto l'incredulità e non riesce ad accettare i toni surreali della storia. Si respira un'aria posticcia e non interamente sincera, complice un ambiente di forte impatto visivo in cui si muovono personaggi dal flebile spessore psicologico, spesso più fittizi dei giocattoli stessi. E la stucchevole poesia per immagini poco si sposa con la critica al progresso e alla tecnologia. Musiche di Trevor Horn e Hans Zimmer. Presentato in concorso al Festival di Berlino.