Durante la corsa alle terre in Dakota nel 1876, tre bonari fuorilegge (Tom Santschi, J. Farrell MacDonald, Frank Campeau) prendono sotto la loro protezione la giovane orfana Lee (Olive Borden) e il suo fidanzato Dan (George O'Brien), salvandoli da uno sceriffo corrotto (Lou Tellegen). Dopo Il cavallo d'acciaio (1924), un'altra prova di maturità registica da parte di John Ford: è questo uno dei suoi migliori western del periodo muto, che rivive l'epopea nazionale rivestendola di un afflato epico, ma non senza toni intimisti. Il regista mostra padronanza dello spazio, girando negli splendidi scenari del Wyoming e della California (avrebbe eletto la Monument Valley a location prediletta solo molti anni dopo) e calibra perfettamente l'azione e l'avventura con il romanticismo e la comicità, quest'ultima affidata ai personaggi dei banditi-outsider redenti. La maestosa scena della corsa dei carri alla conquista delle terre è di sorprendente bellezza e supera quella del successivo e più celebre I pionieri del West (1931). Ford traccia le coordinate di un Mito da celebrare nonostante i suoi lati oscuri (l'ossessione della corsa all'oro): la prospettiva è indiscutibilmente americano-centrica, ma lo sguardo desolato del guerriero indiano di fronte alla perdita della terra è un brevissimo momento che resta nella memoria.