1200 a.C. In seguito al rapimento della moglie Elena (Diane Kruger) da parte del principe troiano Paride (Orlando Bloom), il re di Sparta Menelao (Brendan Gleeson) e suo fratello, il re di Micene Agamennone (Brian Cox), guidano gli eserciti achei in una sanguinosa guerra contro la città di Troia. Tra le fila dei greci milita Achille (Brad Pitt), temibile guerriero il cui destino è indissolubilmente legato al conflitto.
Poco mito e tanta mitomania per un'epica da copertina, corredata di eroi abbronzati, anacronismi e svarioni. Passi pure la chiave interpretativa di Petersen che, forse nel tentativo di far apparire la vicenda storicamente più plausibile, sceglie di tralasciare completamente la componente divina, per quanto dovrebbe essere imprescindibile nell'epos greco. In ogni caso, stravolgere il millenario intreccio omerico per avvicinarlo alle esigenze hollywoodiane risulta imperdonabile. Brad Pitt è un Achille esagerato, tanto ingabbiato in ogni suo movimento studiato a tavolino quanto poco espressivo; Orlando Bloom è Paride, patinato e di elfica memoria, troppo interessato a suscitare tempeste ormonali alle ragazzine per potersi permettere di morire in maniera credibile; Eric Bana impersona un Ettore onesto, che spicca per la sua normalità tra vari personaggi iperbolici. Interessanti e verosimili i costumi, meno riuscite, per quanto imponenti, le scenografie. Le sequenze di battaglia sono ben girate ma suggeriscono solo un caotico accumulo di scontri, senza trasmettere un'idea forte di cinema ad alto tasso spettacolare. 175 milioni di dollari il budget stimato. Esiste una director's cut di 196 minuti.