Tyler Rake (Chris Hemsworth), ex soldato dell’esercito, è ora un mercenario chiamato a missioni apparentemente impossibili. Tormentato dai fantasmi del suo passato, l’uomo dovrà liberare il figlio di un potente boss del narcotraffico indiano, rapito da una banda guidata da un altro imperatore della droga, suo rivale in affari.

Per esordire alla regia, Sam Hargrave (coordinatore del reparto stuntman in tanti film del Marvel Cinematic Universe) ha preso spunto da una graphic novel chiamata Ciudad, scritta da Ande Parks insieme ai fratelli Russo, registi di Avengers: Endgame, con cui lo stesso Hargrave aveva spesso collaborato. Sceneggiato da Joe Russo, Tyler Rake è un onesto film d’azione, che mette in chiaro fin da subito come il suo interesse sia quello di creare scontri e inseguimenti ad alto tasso adrenalinico. La trama è infatti di una pochezza sconcertante, piena di cliché e stereotipi tanto nella costruzione del personaggio principale, quanto in un andamento narrativo che non lascia spazio ad alcuna novità o sorpresa di vario genere: anche il lato tormentato del protagonista è prevedibile più che mai, così come la prova non certo indimenticabile di Hemsworth. Nonostante questa pochezza del copione, però, Tyler Rake ha dalla sua un discreto ritmo, un finale meno banale di quanto ci si poteva aspettare e, soprattutto, un piano-sequenza da urlo di una decina di minuti che fa sobbalzare sulla poltrona per la sua tenuta e la sua altissima complessità tecnica, passando tra automobili in corsa, corridoi di un’abitazione, scazzottate e spari continui: un momento di grande cinema in un film per il resto decisamente trascurabile.