Louie Zamperini (Jack O'Connell), giovane atleta italoamericano, è un prodigio studentesco della corsa che parteciperà, persino, alle Olimpiadi. La sua vita però fu un concentrato di sofferenze e vessazioni: durante la Seconda guerra mondiale precipitò con il suo aereo e rimase per 47 giorni disperso in mare, per poi finire in un disumano campo di prigionia giapponese.

Il secondo lungometraggio di finzione diretto da Angelina Jolie, dopo In the Land of Blood and Honey (2011), è un'opera illustrativa e celebrativa che racconta la biografia tormentata di un maratoneta ed eroe di guerra americano, premendo fin troppo sull'acceleratore in direzione di una santificazione del personaggio. Le immagini del film sono piatte e impersonali, le sequenze in mare prevedibili e stantie, oltre che prive di qualsiasi idea di regia, e l'ultima parte eccede in manicheismo (in una pellicola americana i giapponesi non si vedevano così cattivi da moltissimo tempo). Impersonale e dimenticabile, Unbroken è niente più che un compitino confezionato a dovere, fotografia di Roger Deakins compresa, fatto giusto per strappare menzioni d'onore umanitarie, senza nessun merito particolare sotto il profilo strettamente cinematografico, con tre atti che si rispecchiano gli uni negli altri senza sussulti. Inspiegabile l'apporto dei fratelli Coen alla sceneggiatura, cui ha collaborato anche Richard LaGravenese. La pellicola è la trasposizione cinematografica del libro Sono ancora un uomo. Una storia epica di resistenza e coraggio, rieditato poi col titolo Unbroken. Il vero Louie Zamperini, a cui il film è naturalmente dedicato, è morto nel 2014.