Una vita
Une vie
2016
Paesi
Francia, Belgio
Generi
Drammatico, Sentimentale
Durata
119 min.
Formato
Colore
Regista
Stéphane Brizé
Attori
Judith Chemla
Jean-Pierre Darroussin
Yolande Moreau
Swann Arlaud
Nina Meurisse
Olivier Perrier
Clotilde Hesme
Finnegan Oldfield
Normandia, Ottocento. Vita della bella Jeanne de Perthuis des Vauds (Judith Chemla), tra amori, peripezie e amarezze: il matrimonio con Julien de Lamare (Swann Arlaud), che la tradirà ripetutamente; la perdita della madre Adélaïde (Yolande Moreau); le delusioni derivanti dal comportamento dello scapestrato figlio Paul (Finnegan Oldfield); il sostegno della governante Rosalie (Nina Meurisse).
Un anno dopo La legge del mercato, visto a Cannes 2015, Stéphane Brizé sceglie di ispirarsi a Una vita di Guy de Maupassant, realizzando un dramma sentimentale dichiaratamente votato all'essenzialità. Lo stallo esistenziale di Jeanne, alle prese con la necessaria (e per lei decisamente ostica) presa di coscienza derivante dal passaggio all'età adulta, è fotografato attraverso momenti ellittici che lavorano per associazione e per metafora (lo scorrere del tempo e l'iter degenerativo inerente alla protagonista veicolati dalla scansione delle stagioni, con annesse corrispondenze emozionali); il regista si affida quindi a un ritmo contemplativo, osservando a distanza di sicurezza (e mai realmente partecipe) le traversie dei personaggi. Ma l'atmosfera orgogliosamente ottocentesca, la cui matrice proviene dalle pagine dell'omonimo romanzo, e l'evidente cura formale (efficace la fotografia di Antoine Héberlé) non riescono a celare una glacialità di fondo che poco combina con la materia di base: il risultato appare impersonale e quasi guardingo, con l'assenza di reali guizzi che possano scuotere le coscienze dello spettatore. Il che, per un'opera il cui snodo centrale si articola tra sentimenti ed emozioni, è piuttosto penalizzante. Brava, in ogni caso, Judith Chemla, alle prese con un ruolo non facile. Presentato in concorso alla Mostra di Venezia 2016.
Un anno dopo La legge del mercato, visto a Cannes 2015, Stéphane Brizé sceglie di ispirarsi a Una vita di Guy de Maupassant, realizzando un dramma sentimentale dichiaratamente votato all'essenzialità. Lo stallo esistenziale di Jeanne, alle prese con la necessaria (e per lei decisamente ostica) presa di coscienza derivante dal passaggio all'età adulta, è fotografato attraverso momenti ellittici che lavorano per associazione e per metafora (lo scorrere del tempo e l'iter degenerativo inerente alla protagonista veicolati dalla scansione delle stagioni, con annesse corrispondenze emozionali); il regista si affida quindi a un ritmo contemplativo, osservando a distanza di sicurezza (e mai realmente partecipe) le traversie dei personaggi. Ma l'atmosfera orgogliosamente ottocentesca, la cui matrice proviene dalle pagine dell'omonimo romanzo, e l'evidente cura formale (efficace la fotografia di Antoine Héberlé) non riescono a celare una glacialità di fondo che poco combina con la materia di base: il risultato appare impersonale e quasi guardingo, con l'assenza di reali guizzi che possano scuotere le coscienze dello spettatore. Il che, per un'opera il cui snodo centrale si articola tra sentimenti ed emozioni, è piuttosto penalizzante. Brava, in ogni caso, Judith Chemla, alle prese con un ruolo non facile. Presentato in concorso alla Mostra di Venezia 2016.
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