Nella Chicago dei primi anni Trenta, durante il regno di Al Capone (Robert De Niro), un agente del Ministero del tesoro (Kevin Costner), coraggioso e idealista, combatte la corruzione imperante costituendo una squadra in difesa della legge. Al suo fianco si schierano un poliziotto d'origini irlandesi (Sean Connery), uno di origini italiane (Andy Garcia) e un impacciato contabile (Charles Martin Smith).
Brian De Palma mette da parte gli omaggi ad Alfred Hitchcock per confezionare un gangster movie di puro intrattenimento dalle cadenze western, che strizza l'occhio al grande pubblico e omaggia il cinema classico di ampio respiro. Strepitoso esempio di cinema formalmente impeccabile ma refrattario a qualsiasi freddezza, capace al contrario di emozionare e rimanere scolpito nella memoria dello spettatore grazie a una regia funzionale (anche nei suoi virtuosismi) e a una storia appassionante perfettamente orchestrata. Anche l'esorbitante Al Capone cui un divertito Robert De Niro presta il volto funziona a meraviglia all'interno di un prodotto brillante e altamente spettacolare. Almeno due i momenti indimenticabili: la sequenza della carrozzina che omaggia La corazzata Potëmkin (1925) di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn e quella della morte di Sean Connery, che per il ruolo dell'irlandese Malone si è aggiudicato l'Oscar come miglior attore non protagonista. Ispirato alla vera storia di Eliot Ness, che nel film ha l'appropriata fisicità del bravo Costner. Sceneggiatura calibrata al millimetro di David Mamet, fotografia di Stephen H. Burum ed esaltante colonna sonora di Ennio Morricone. Uno dei maggiori successi commerciali di De Palma, reduce dai flop di Omicidio a luci rosse (1984), ampiamente rivalutato a posteriori, e Cadaveri e compari (1986).