Allontanato dalla rivista “Millennium” a causa di un articolo sugli illeciti di un politico, il giornalista svedese Mikael Blomkvist (Michael Nyqvist) viene assunto dalla famiglia Vanger per indagare sulla scomparsa della giovane Harriet (Julia Sporre da adolescente, Ewa Fröling da adulta). Le ricerche lo metteranno in contatto con Lisbeth Salander (Noomi Rapace), hacker dall'oscuro passato.
Dall'omonimo romanzo di Stieg Larsson, un cupo e angosciante thriller diretto da Niels Arden Oplev. La sceneggiatura di Nikolaj Arcel e Rasmus Heisterberg asciuga intelligentemente la materia di base, sviscerando il marciume dilagante della società bene e denunciando le aberrazioni di un'umanità che, dietro le apparenze e le convenzioni, è ormai giunta a un livello bestiale. Esaltato dalla fotografia di Eric Kress, i cui colori glaciali e respingenti sembrano cristallizzare l'immagine rispecchiando l'ambientazione nordica e veicolando un senso di gelida attesa, il film trova il suo punto di forza nel personaggio dell'iconica Lisbeth Salander, fragile e alienata personalità borderline perseguitata da figure maschili luciferine e fagocitanti che, tramite il suo iter formativo di ribellione e rinascita, buca lo schermo, suscitando un'immediata e istintiva empatia. L'intreccio giallo, minato dalla durata prolissa, risulta a tratti confuso e non tutti gli snodi narrativi vengono risolti, ma la tensione strisciante e la violenza freddamente belluina (disturbante ai limiti dell'insostenibilità lo stupro subito dalla protagonista, sodomizzata dal tutore Nils Bjurman alias Peter Andersson) colpiscono più volte nel segno, provocando un disagio che non svanisce con la visione. Notevole performance di Noomi Rapace, che domina sul ben più impacciato Michael Nyqvist. Remake del 2011 (Millennium – Uomini che odiano le donne) firmato da David Fincher.