Sétif, Algeria, 8 maggio 1945: il governo francese reprime nel sangue una manifestazione per l'indipendenza. Dopo questo evento, tre fratelli di origine algerina (Jamel Debbouze, Roschdy Zem e Sami Boujila) iniziano a percorrere strade diverse: uno diventerà gestore di locali a Pigalle, un altro soldato dell'esercito francese in Indocina e il terzo militante per l'indipendenza del suo paese. I loro destini torneranno a incrociarsi nella Parigi degli anni Cinquanta con l'obbiettivo comune di lottare per rendere l'Algeria un paese libero.
Rachid Bouchareb scrive e dirige un film sentito e personale, da cui però si fa coinvolgere anche troppo. Il regista, preso da riflessioni che gli stanno particolarmente a cuore, allunga a dismisura le sequenze rendendo il suo lavoro ridondante e un po' prolisso. La retorica, inoltre, fa spesso capolino e la confezione è ai limiti dello sceneggiato televisivo. Dunque, cosa salva, almeno in parte, un prodotto con così tanti difetti? La scrittura dei personaggi principali è efficace e sfaccettata e i tre interpretati si dimostrano in ottima forma. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2010.