Un uomo a metà
1966
Paesi
Italia, Francia
Genere
Drammatico
Durata
93 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Vittorio De Seta
Attori
Jacques Perrin
Lea Padovani
Gianni Garko
Ilaria Occhini
Rosemary Dexter
Pier Paolo Capponi
Michele (Jacques Perrin) è in crisi esistenziale. A causa di un esaurimento nervoso finisce in una clinica dove avrà modo di fare luce sulla sua vita, ricordando l'ingombrante presenza della madre (Lea Padovani), il senso di inferiorità nei confronti del fratello (Gianni Garko) e la dolce Elena (Ilaria Occhini), di cui era innamorato. Ma nulla sembra riuscire a colmare il vuoto che lo opprime. Dopo aver esordito nel cinema di fiction con il sorprendente Banditi a Orgosolo (1961), il documentarista Vittorio De Seta realizza un nuovo lavoro costruito in maniera completamente opposta al suo film precedente. Mentre infatti con il suo primo lungometraggio l'autore siciliano aveva privilegiato i grandi spazi aperti per ambientarvi un dramma sociale, con Un uomo a metà decide di indagare la psiche umana concentrando le sue energie su un'unica personalità disturbata, ritraendola con campi stretti e scelte registiche a tratti claustrofobiche. Le intenzioni sono interessanti ma purtroppo il risultato non è all'altezza delle aspettative. La pellicola infatti si mostra ben presto fragile, ripetitiva, priva di veri contenuti da trasmettere e alla continua ricerca di un'autorialità che non le appartiene. Il regista ha talento, la sua impronta è chiara e a tratti convincente, inoltre la brillante interpretazione di Jacques Perrin (premiato con la coppa Volpi a Venezia) è sicuramente un valore aggiunto all'opera. Tuttavia il film procede troppo a rilento provando a imitare titoli decisamente più riusciti e fuori portata (primo fra tutti , del 1963, di Fellini, affine a cominciare dal soggetto). Musiche di Ennio Morricone.
Maximal Interjector
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