Nella Cina del XIX secolo, l'afroamericano Taddeus (RZA) trova rifugio dalla schiavitù. Si guadagnerà da vivere come fabbro ma rimarrà invischiato in scontri tra clan rivali e intrighi di potere.
Discutibile omaggio ai film di kung fu tanto amati dal suo autore, L'uomo con i pugni di ferro è il peccato veniale del rapper RZA. Prendendo nota dai lavori di Tarantino, il leader del collettivo hip-hop Wu-Tang Clan scribacchia uno soggetto alla moda e si cimenta dietro (e davanti) la macchina da presa, appoggiato dall'amico Eli Roth che co-sceneggia e produce. Per alcuni versi visivamente apprezzabile, il marasma estetico rimane comunque una copia contraffatta dei wuxiapian, destinata al gradimento di una piccola schiera di sfegatati fan. Accettabili alcune coreografie, mentre la colonna sonora è ovviamente stridente e ricercata. RZA non ha abbastanza carisma per reggere il ruolo da protagonista, con gli altri membri del cast a rubargli costantemente la scena, il wrestler Bautista compreso.