2013: gli Stati Uniti d'America sono ridotti a una landa desertica e flagellati da predoni violentissimi e feroci. In questo scenario post-apocalittico, un uomo solitario e senza nome (Kevin Costner) viaggia di villaggio in villaggio muovendosi a piedi, disarmato e con una borsa a tracolla. L'uomo si fa chiamare il portalettere e si ritroverà ad essere un eroe per caso contro la brutale prepotenza dell'esercito di guerrieri guidato dal generale Bethlehem (Will Patton).
Dopo il disastro commerciale di Waterworld (1995), in cui era protagonista e produttore, Kevin Costner tenta di rilanciare la sua carriera affrontando un genere, almeno in teoria, a lui più consono: il western. Ma l'ibridazione con la fantascienza appare posticcia e pretestuosa con risultati sconfortanti che rasentano spesso e volentieri il ridicolo e sconfinano nell'autoparodia involontaria. Goffo, pasticciato e decisamente povero di idee e immaginario, il film si trascina stancamente, prolisso e ridondante nelle sue quasi tre (insensate!) ore di durata. Gli sceneggiatori Eric Roth e Brian Helgeland hanno adattato (male) il romanzo Il simbolo della rinascita di David Brin. Pioggia di Razzies: peggior film, peggior regia, peggior attore protagonista, peggior sceneggiatura e peggior colonna sonora originale. Altro flop al botteghino.