27 giugno 1980. Un aereo di linea della compagnia italiana Itavia si squarciò in volo improvvisamente, cadendo nel braccio di mare compreso tra Ustica e Ponza. Tutti i passeggeri – 81 in tutto – persero la vita. Tre sono le ipotesi principali che si sono avanzate sulle cause del disastro nel corso degli anni: cedimento strutturale dell’aereo, una bomba a bordo, un missile. Ma forse la soluzione è da ricercare in una causa ancor più agghiacciante.

Renzo Martinelli ritorna su uno dei casi più misteriosi della storia italiana contemporanea, provando a riaprire un caso che non si è mai risolto. A indagare sul “giallo di Ustica”, nel film, sono chiamati una giornalista siciliana, madre di una delle vittime del disastro, e un deputato che avranno a che fare con una serie di depistaggi che rischieranno di mandarli fuori strada. Le intenzioni di tornare su un mistero di tale portata sono lodevoli, ma, nonostante sia un’operazione che può anche interessare, i limiti tecnici sono troppo evidenti, a partire da una confezione che col grande schermo ha davvero poco a che fare. Innumerevoli i cali di ritmo, regia degna di una fiction tv di basso livello e attori mai in parte: sono soltanto alcuni dei difetti di un film che, inoltre, porta avanti delle tesi troppo urlate, deciso a fare uno scoop a tutti i costi, nella speranza di sorprendere e colpire ma finendo unicamente per risultare supponente e forzato.