Ultimatum alla Terra
The Day the Earth Stood Still
1951
Paese
Usa
Genere
Fantascienza
Durata
94 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Robert Wise
Attori
Michael Rennie
Patricia Neal
Hugh Marlowe
Sam Jaffe
Billy Gray
Frances Bavier
Un gigantesco disco volante atterra nel centro di Washington. La folla, spaventata e curiosa allo stesso tempo, si accalca intorno ai militari per seguire l'avvenimento: quando dall'astronave esce un extraterrestre, Klaatu (Michael Rennie), un soldato in preda al panico inizia a sparare. A soccorrere Klaatu interviene Gort, un gigantesco robot, che fa sparire con un raggio laser tutte le armi nella vicinanze. Dopo essersi ripreso, Klaatu si rifugia in una camera in affitto, fingendosi un normale essere umano.
«Klaatu, Barada, Nikto!»: una frase entrata nel mito, simbolo di un lungometraggio che ha fatto la storia del cinema di fantascienza. Ispirato liberamente al racconto Addio al padrone di Harry Bates, è un film importante, perfettamente calato nel clima da Guerra fredda del periodo: la xenofobia, la paura dell'invasore (comunista?) getta tutti nel panico e impedisce di ascoltare il messaggio di pace portato dall'alieno Klaatu. Robert Wise, con una regia incalzante e coinvolgente, ribalta la classica figura dell'extraterrestre dandogli un'immagine pacifica e angelicata, sensibile e generosa, tanto che alcuni critici, diversi anni dopo l'uscita, interpretarono il film come una maestosa allegoria cristiana: Klaatu scende dal cielo per portare la pace, si mescola tra gli uomini con il nome di Carpenter (“falegname”), resuscita grazie a Gort (nome simile a “God”) e torna successivamente da dove era venuto. Condivisibile o meno, è uno dei tanti modi per poter analizzare un'opera ricca di significati profondi (e spesso nascosti), affascinante e ancora oggi dotata di uno spessore contenutistico straordinario. Un ruolo importante lo gioca la bella colonna sonora di Bernard Herrmann. Nel 2008 è stato realizzato un pessimo remake diretto da Scott Derrickson.
«Klaatu, Barada, Nikto!»: una frase entrata nel mito, simbolo di un lungometraggio che ha fatto la storia del cinema di fantascienza. Ispirato liberamente al racconto Addio al padrone di Harry Bates, è un film importante, perfettamente calato nel clima da Guerra fredda del periodo: la xenofobia, la paura dell'invasore (comunista?) getta tutti nel panico e impedisce di ascoltare il messaggio di pace portato dall'alieno Klaatu. Robert Wise, con una regia incalzante e coinvolgente, ribalta la classica figura dell'extraterrestre dandogli un'immagine pacifica e angelicata, sensibile e generosa, tanto che alcuni critici, diversi anni dopo l'uscita, interpretarono il film come una maestosa allegoria cristiana: Klaatu scende dal cielo per portare la pace, si mescola tra gli uomini con il nome di Carpenter (“falegname”), resuscita grazie a Gort (nome simile a “God”) e torna successivamente da dove era venuto. Condivisibile o meno, è uno dei tanti modi per poter analizzare un'opera ricca di significati profondi (e spesso nascosti), affascinante e ancora oggi dotata di uno spessore contenutistico straordinario. Un ruolo importante lo gioca la bella colonna sonora di Bernard Herrmann. Nel 2008 è stato realizzato un pessimo remake diretto da Scott Derrickson.
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