L'adolescente bielorusso Flyora (Aleksei Kravchenko) trova un fucile e viene reclutato dai partigiani che lo portano via dalla sua famiglia. Lasciato indietro in una foresta insieme alla giovane Glasha (Olga Mironova), rimane sordo dopo un attacco dei tedeschi e decide di tornare a casa, trovandovi orrori inaspettati. Intensissimo film di guerra di enorme impatto e violenza, capace di inquietare gli animi sia con verve poetica che con inquadrature di battaglie, sia con gli stupri e le torture che con immagini piene di innocenza bambinesca. Uscito in occasione del 40esimo anniversario della vittoria sovietica nella Seconda guerra gondiale, riesce efficacemente a fugare l'impressione di essere un film propagandistico, in particolare nel momento in cui il regista russo Elem Klimov fa culminare il processo psicologico del protagonista con un lungo primo piano del suo volto, carico di drammaticità, mentre brandisce un fucile. A ciò viene alternato un montaggio di foto di Adolf Hitler, dalla culla fino all'apice della sua ascesa politica, per sottolineare la natura e l'origine intima e personale di ogni depravazione umana e politica e per ricordare fin dove l'uomo è in grado di spingersi. Klimov pone significativamente l'accento sulla componente infantile dello sguardo corrotta da delle atrocità belliche ineguagliabili, conferendo grande valore estetico e una loro "bellezza" a inquadrature che sono sporche, distruttive, cadaveriche, inquietanti per la loro brutale e realistica onestà.