Un nobile (Holmes Herbert) viene trovato morto dissanguato nel suo studio: si sospetta che sia stato assassinato da un vampiro. Un anno dopo, anche sua figlia Irena (Elizabeth Allan) inizia a soffrire di strani malesseri e due segni inequivocabili le appaiono sul collo. Remake del perduto London After Midnight (1927), sempre di Tod Browning, ma leggermente rivisto e corretto, e senza Lon Chaney, al quale si sostituisce, piuttosto curiosamente, Bela Lugosi. Chaney, infatti, era il primo candidato scelto da Browning per il ruolo del vampiro in Dracula del 1931: a causa della malattia e poi della morte dell'attore americano, il regista ripiegò sull'ungherese Lugosi, che divenne il volto del conte Dracula per eccellenza. Come in Miracles for Sale (1939), ne I vampiri di Praga lo spunto horror si rivela, narrativamente, privo di fondamenti sovrannaturali (i vampiri non sono altro che attori pagati da un truffatore), ma il mistero permane per buona parte del film. Ambientazione gotica e superstizioni popolari si intrecciano quindi in un horror di stampo classico che, solo nel finale, diventa un giallo a tutti gli effetti. Peccato non poter confrontare questo remake con la materia originale: pur senza guizzi particolari e un po' in bilico tra il registro serioso e quello ironico, rimane comunque un solido esempio della passione viscerale di Browning per la materia macabra e per i finali a sorpresa. Lionel Barrymore è il professore convinto della veridicità della minaccia vampiresca. Bela Lugosi, limitato a mute apparizioni in mantello e sguardo ipnotico per la maggior parte del film, regala una gustosa perla finale: svestendosi del suo costume, dichiara di essersi divertito molto a interpretare il vampiro, di aver messo tutto se stesso nel personaggio e di volerlo interpretare nuovamente.