Fedele trasposizione cinematografica del Vangelo di Matteo, dall'annunciazione ai Magi, passando per l'incontro di Gesù (Enrique Irazoqui) con Satana nel deserto, la morte di Giovanni Battista (Marcello Morante), fino all'ultima cena, la crocifissione e la resurrezione.
Da sempre interessato al sacro e alle affinità che le classi popolari dell'Italia del primo dopoguerra avevano con la figura di Cristo, Pier Paolo Pasolini si convince ad affrontare direttamente il testo del Vangelo, dando vita, con ogni probabilità, al miglior film su Gesù che sia mai stato fatto. Girato tra i suggestivi sassi di Matera e caratterizzato da un'austera grazia visiva, che rifiuta qualsiasi concessione spettacolare o violenta, Pasolini riesce nel “miracolo” di sfiorare il sacro e il senso del mistero della fede. Quanto alle polemiche del tempo sulla volontà del regista di far coincidere il verbo di Cristo con il pensiero Marxista, facendone così un rivoluzionario ante-litteram, Il Vangelo secondo Matteo risulta in realtà più cattolico che comunista, nel suo interesse a studiare la forza del messaggio originario di Cristo ben più che a gettare un ponte tra le “due chiese” (quella cristiano-cattolica e quella laica del PCI) dell'Italia degli anni '50 e '60. Enrique Irazoqui, doppiato da Enrico Maria Salerno, è un Gesù Cristo dal fascino magnetico unico, senza dubbio più profeta che uomo. Tre nomination agli Oscar (scenografia, costumi, colonna sonora), Leone d'Argento e Premio OCIC (Office Catholique International du Cinéma) alla Mostra del cinema di Venezia e grande successo di critica, nonostante i famigerati schiamazzi dei fascisti durante l'anteprima in laguna. Fotografia di Tonino Delli Colli e musiche originali di Luis Bacalov, a cui si affiancano Bach e Mozart.