Vanità e affanni
Larmar och gör sig till
1997
Paesi
Svezia, Italia, Norvegia, Germania, Danimarca
Genere
Drammatico
Durata
119 min.
Formato
Colore
Regista
Ingmar Bergman
Attori
Börje Ahlstedt
Marie Richardson
Erland Josephson
Pernilla August
Anita Björk
Agneta Ekmanner
Lena Endre
Gunnel Fred
1925. Nell'ospedale psichiatrico di Uppsala, l'inventore Carl Akerblom (Börje Ahlstedt) è deciso a realizzare il primo film parlato della storia del cinema: il soggetto sarà una storia d'amore tra Schubert e Mitzi. Riuscirà a trovare i fondi per realizzarlo, ma ci sarà qualche imprevisto. Alla soglia dei novant'anni, Ingmar Bergman firma una pellicola televisiva in cui è il cinema a essere in primo piano: come nel successivo Il creatore d'immagini (2000), il regista omaggia la settima arte e, in particolare, il periodo del muto. Il cinema, e l'arte in generale, possono offrire un'ultima gioia a chi si avvia ormai verso il tramonto della sua esistenza. Quella di Bergman è anche una riflessione sulla vecchiaia e sulla follia (il protagonista è in manicomio per aver ferito la fidanzata), segnata da continue allucinazioni e turbamenti di ogni sorta: anche per questo motivo, Vanità e affanni è un'opera che rimanda a tanti altri lavori precedenti del grande autore svedese, da Il posto delle fragole (1957) a Persona (1966). Eccessivamente prolisso e dilatato, è un film dai toni malinconici che dimostra ancora il rigore formale del regista. Il titolo è preso da un passaggio del Macbeth di William Shakespeare.
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