Un gruppo di attori, attraversando le strade di Manhattan, arriva al New Amsterdam Theatre, un edificio ormai chiuso al pubblico e destinato a prossima demolizione. Qui, guidati dal regista Andre Gregory, passano con immediata naturalezza a interpretare una sorta di “prova generale” dell'opera di Čechov Zio Vanja. L'ultimo film di Louis Malle è un'opera irripetibile sotto molti punti di vista, che si fa apprezzare anzitutto per la matura riflessione sulle (im)possibilità di filmare con fedeltà un capolavoro del teatro, ambientata non a caso in un edificio che non potrà mai più ospitare una vera messa in scena. Alla base di tutto, oltre al testo del drammaturgo russo, sta la traduzione (e riduzione) che ne fece David Mamet e che il regista applica, forte del fatto che Gregory la diresse davvero, e con successo, sui palcoscenici di Manhattan. La continua ricerca di uno sguardo “neutro” e non invadente potrebbe far presuppore che i meriti della riuscita di questa sfida cinematografica vadano ascritti in gran parte al cast (e in effetti gli attori sono tutti notevoli), ma in realtà, grazie a tempi di montaggio perfetti e a inquadrature studiate alla perfezione, il risultato è impeccabile in tutte le sue parti. Per chi ha visto (e apprezzato) La mia cena con André (1981) è impossibile non tracciare un rapporto di causa-effetto tra le pellicole e non emozionarsi per lo scambio iniziale di battute tra Shawn e Gregory.