Vermiglio
2024
Paesi
Italia, Francia, Belgio
Genere
Drammatico
Durata
119 min.
Formato
Colore
Regista
Maura Delpero
Attori
Tommaso Ragno
Giuseppe De Domenico
Roberta Rovelli
Martina Scrinzi
Orietta Notari
Carlotta Gamba
Santiago Fondevila Sancet
Rachele Potrich
Anna Thaler
Patrick Gardener
Enrico Panizza
Durante l'ultimo anno della Seconda guerra mondiale, nel paesino di montagna Vermiglio, la pace e l'equilibrio di una famiglia vengono messi a dura prova dall'arrivo di un soldato rifugiato.
A cinque anni di distanza dal suo esordio, Maternal (2019), Maura Delpero si cimenta nuovamente con una storia legata a doppia mandata con la maternità, intesa non solo biologicamente parlando, ma soprattutto emotivamente. Vermiglio trova infatti nell'ambiente rigido e asettico della montagna, vissuta come una bolla di pace durante il dramma bellico per eccellenza, la metafora perfetta per riflettere sulla fragilità e la complessità dei rapporti umani. La tensione sottaciuta e l'immobilismo di una società (che sia uno Stato, un paese o una famiglia) basata sulla tradizione e sulla paura di ammettere i propri errori emergono poco alla volta fino a portare tanto i personaggi quanto il pubblico con loro verso un punto di ebollizione difficile da sostenere. Il tutto mentre una natura di leopardiana memoria osserva con sguardo distaccato e cinico ma al contempo ricolmo di bellezza. C'è una linea di confine molto labile a separare la costruzione di pace che il mondo sta vivendo in quei giorni e la discesa verso la disgregazione di costrutti ben radicati all'interno delle dinamiche del paesino di montagna. Vermiglio lavora proprio su questo ossimoro e, seppur non brilli di certo in unicità, è la conferma di uno sguardo personale, solido e calibrato, che denota la lucida consapevolezza cinematografica della sua regista. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia dove ha vinto il Gran Premio della Giuria.
A cinque anni di distanza dal suo esordio, Maternal (2019), Maura Delpero si cimenta nuovamente con una storia legata a doppia mandata con la maternità, intesa non solo biologicamente parlando, ma soprattutto emotivamente. Vermiglio trova infatti nell'ambiente rigido e asettico della montagna, vissuta come una bolla di pace durante il dramma bellico per eccellenza, la metafora perfetta per riflettere sulla fragilità e la complessità dei rapporti umani. La tensione sottaciuta e l'immobilismo di una società (che sia uno Stato, un paese o una famiglia) basata sulla tradizione e sulla paura di ammettere i propri errori emergono poco alla volta fino a portare tanto i personaggi quanto il pubblico con loro verso un punto di ebollizione difficile da sostenere. Il tutto mentre una natura di leopardiana memoria osserva con sguardo distaccato e cinico ma al contempo ricolmo di bellezza. C'è una linea di confine molto labile a separare la costruzione di pace che il mondo sta vivendo in quei giorni e la discesa verso la disgregazione di costrutti ben radicati all'interno delle dinamiche del paesino di montagna. Vermiglio lavora proprio su questo ossimoro e, seppur non brilli di certo in unicità, è la conferma di uno sguardo personale, solido e calibrato, che denota la lucida consapevolezza cinematografica della sua regista. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia dove ha vinto il Gran Premio della Giuria.
Iscriviti
o
Accedi
per commentare