Nella Sicilia di metà Ottocento, i poderi tra Aci Trezza e Catania sono in mano alla famiglia degli Uzenda, guidata dal dispotico Principe Giacomo (Lando Buzzanca). Il figlio Consalvo (Alessandro Preziosi) è in costante lotta con i modi del padre, il cui egoismo arriva anche a sacrificare la felicità di altri. Con l'arrivo di Garibaldi e l'unità d'Italia, la famiglia dovrà confrontarsi con una realtà mutata per mantenere il proprio potere. A dieci anni di distanza da Marianna Ucrìa (1997), Faenza torna al film in costume ambientato in Sicilia, senza nemmeno gli effimeri stimoli autoriali dell'opera precedente. Il doveroso puntiglio nell'affrontare una realtà storica cruciale per capire anche l'Italia contemporanea sfuma in un dramma degno di una soap opera che svilisce l'omonimo romanzo (1894) di Federico De Roberto su cui la pellicola si basa. Un risultato ampiamente prevedibile, se si considera il cast da sceneggiato TV, che strizza l'occhio alle casalinghe amanti del piccolo schermo, e la compassata rigidità di Faenza dietro la macchina da presa, il quale prova a darsi un tono a suon di ralenti e soluzioni estetizzanti. Sufficiente (o quasi) la prima parte, ma dall'arrivo di Garibaldi in poi tutto viene stravolto da un'accozzaglia di situazioni mal gestite. Improponibile qualsiasi paragone a Il gattopardo (1963) di Luchino Visconti: mancano eleganza, cura formale, ampio respiro cinematografico e minuziosa descrizione dell'ambiente e dei personaggi. Semplicistica illustrazione e nulla più.