Scienziato dai metodi poco ortodossi, Victor Frankenstein (James McAvoy) vede in Igor Strausman (Daniel Radcliffe) quel talento necessario a portare avanti in collaborazione le sue ricerche. Queste lo condurranno a teorizzare, sperimentare e provare che la vita può essere ricreata artificialmente e che la morte può essere ingannata.
Disastrosa incursione di Paul McGuigan nel terreno della letteratura che conta con questa scialba riproposizione in chiave moderna del classico di Mary Shelley. Victor – La storia segreta del dott. Frankenstein non riesce né a catturare lo spirito del romanzo originale né a costituirne una rilettura aggiornata al nuovo linguaggio da blockbuster che, da I, Frankenstein (Stuart Beattie, 2014) a Dracula Untold (Gary Shore, 2014), non cessa di martoriare ciò che dovrebbe essere considerato sacro e inviolabile, o almeno, ricevere un minimo di rispetto. Tutto ha il sapore del didascalico e, nonostante qualche furba trovata (come l’acquisizione del punto di vista del servo, qui promosso a collega, Igor), scrittura e regia non regalano alcuna emozione e sviliscono uno dei corpus narrativi più intriganti della storia della letteratura. Lontano anni luce dalle ambizioni (pur pretenziose) di Kenneth Branagh (Frankenstein di Mary Shelley, 1994), McGuigan pecca anche nella direzione degli attori: se James McAvoy appare fin troppo sopra le righe, Daniel Radcliffe riduce il suo personaggio a una serie di smorfiette. Scritto da Max Landis, il film è stato un flop in patria.