Dopo essersi avvelenata, una donna (Anne Bancroft) chiama la “voce amica”. Le risponde uno studente di psicologia (Sidney Poitier) che tenta in tutti i modi di farla parlare per scoprire dove abita e inviarle così i soccorsi. Al suo primo lungometraggio, Pollack influenzato dalle atmosfere alla Eugene O'Neill decide di raccontare la vicenda di una donna tormentata, che funge da palestra per i successivi, indimenticabili ritratti femminili del suo cinema (Questa ragazza è di tutti del 1966, Non si uccidono così anche i cavalli? del 1969 e Come eravamo del 1973), coadiuvato da una Bancroft decisamente in parte. Il titolo originale del film allude al filo sottile che lega la conversazione tra i due protagonisti in un dialogo che a volte denuncia un'impostazione troppo teatrale, spezzato da una serie di flashback eccessivamente prolissi. Il tono generale alterna il dramma iniziale a una sequenza finale sempre più tesa, in cui la suspense dovrebbe crescere di minuto in minuto. Ma lo sbilanciamento tra le due nature denuncia un Pollack ancora in rodaggio sulla commistione di generi e sulle tecniche che poi diverranno uno dei suoi marchi di fabbrica.