Londra. A casa del celebre ispettore Holmes (Robert Stephens) si presenta una donna disperata (Geneviève Page), che chiede di investigare sulla scomparsa del proprio marito, un ingegnere belga. Sherlock e il suo fido aiutante Watson (Colin Blakely) si metteranno dunque al lavoro, scoprendo che tutto è diverso da quello che sembra e che nessuno è chi sostiene di essere.

Stramba e conturbante trasposizione cinematografica del celebre ispettore uscito dalla penna di Conan Doyle, nella quale un Billy Wilder a fine carriera, ormai lontano dai fasti e dai grandi successi delle sue commedie degli anni '50 e '60, usa la storia di spionaggio del plot solamente come un pretesto per gettare luce nell'animo pieno di ombre di Sherlock Holmes, descritto come un maschio non virile, affettato, misogino, cripto-gay, un corpo di uomo abitato, forse, da una donna (non per nulla, il tema del travestimento e dello scambio di sessi aveva da sempre interessato Wilder). Uno Sherlock Holmes anomalo, dunque, e forse anche un Billy Wilder anomalo, per come manchi di ritmo e di una certa beffarda ironia, ma, al loro posto, c'è un sarcasmo sottile e l'eleganza non manca. Affascinante, grazie anche a un cast in ottima forma.