Dopo l'attacco di Pearl Harbor (1941), la determinata Linda Voss (Melanie Griffith), segretaria metà irlandese e metà ebrea dell'avvocato americano Ed Lenand (Michael Douglas), in realtà colonnello dell'OSS, parte per Berlino e s'improvvisa spia provetta nel tentativo di sventare i diabolici piani di Hitler.

Bolsa spy-story in salsa melò di sfacciata inverosimiglianza, in cui fanno a gara per detenere il primato dell'orrido lo script da soap opera (con tanto di citazioni cinefile), la pachidermica scrittura registica e la ricostruzione d'epoca, così approssimativa da sfiorare il patetico nonostante il faraonico budget messo a disposizione dalla 20th Century Fox. Irrispettoso nello sfruttare pretestuosamente un delicato periodo storico per inscenare un improbabile mix tra spionaggio e storia d'amore che tende al ridicolo involontario. Irritante nel suo tentativo di fare leva sullo charme d'antan dei due protagonisti, purtroppo ai minimi storici: Melanie Griffith credibile come un merluzzo nel Grand Canyon (non a caso sua parola d'ordine in terra tedesca), Michael Douglas imbambolato con la “gommina” di Gordon Gekko ancora in testa. Ottimo per signore attempate che guardano distrattamente la TV mentre stirano. Incetta di Razzie Awards: peggior film, peggior regia e peggior attrice, più le nomination per la peggior sceneggiatura e il peggior attore.