Vivere
2019
Paese
Italia
Genere
Drammatico
Durata
103 min.
Formato
Colore
Regista
Francesca Archibugi
Attori
Micaela Ramazzotti
Adriano Giannini
Massimo Ghini
Marcello Fonte
Roisin O'Donovan
Valentina Cervi

La piccola Lucilla Attorre soffre di asma e appare subito evidente che sia un'affezione psicosomatica: la madre Susi (Micaela Ramazzotti), insegnante di danza, è sempre di corsa, dimentica le proprie cose dappertutto e trascina qua e là la sua bambina come un carrello della spesa; il padre Luca (Adriano Giannini) è un giornalista freelance con un debole recidivo per le donne.

Tragicommedia corale d’impianto borghese diretta da Francesca Archibugi, Vivere prova a fotografare la frenesia e il disagio di una generazione di quarantenni ostaggio di una precarietà affannata e di un’ipocrisia dilagante, pronta a fagocitare a più riprese desideri e sentimenti, sogni sfioriti e semplici eventi quotidiani. La regista, affiancata da Paolo Virzì e Francesco Piccolo in sede di sceneggiatura, gioca d’accumulo a partire dal patema fisico della bambina protagonista – un evidente contrappunto metaforico del tono e del ritmo del film – e fa vorticare in maniera forsennata le traiettorie dei propri personaggi, spremendo fino all’osso eccessi melodrammatici e psicologie allo sbando. Il quadro d’insieme si fa così inutilmente sovraccarico, con l’aggiunta ulteriore del personaggio di Mary Ann (Roisin O’Donovan), irlandese e studentessa di storia dell’arte, oltre che ragazza alla pari destinata a minare i già fragili equilibri degli Attorre e a uscire ridimensionata dalla sua esperienza italiana. Il punto di vista e l’adesione etica del film propende evidentemente per il suo punto di vista, ma la gratuità dell’incrocio di vitalità e imbarazzo proposto dall’evolversi della storia suona quasi sempre arruffato e pretestuoso. La Ramazzotti si limita a replicare il consueto personaggio della svampita dal cuore d’oro e vessata da tutti, soprattutto dalle proprie stesse mancanze e ingenuità, mentre Giannini è più ruspante e stimolante nei panni del giornalista web che s’inventa assurdi articoli di colore in cui fa triangolare fake news, concorsi di bellezza e meteoriti pronti a scagliarsi sulla Terra. Piccola parte, nei panni del vicino di casa meridionale e voyeur, per Marcello Fonte, che si limita a replicare quanto fatto in Dogman (2018) inserendo la medesima caratterizzazione in un contesto sulla carta più docile e rassicurante (al posto dei cani feroci, a questo giro, nelle gabbie di casa sua troviamo degli innocui criceti). Presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia 2019.

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