Vita del pittore Antonio Ligabue (Elio Germano), dall’infanzia difficile in Svizzera fino alla morte avvenuta in Italia, dove ha passato gli anni dell’età adulta, tra tormenti interiori e un talento artistico assolutamente fuori dal comune.
Otto anni dopo Un giorno devi andare, Giorgio Diritti firma il suo quarto lungometraggio e ritrova almeno in parte lo slancio creativo, tanto nella narrazione quanto nella messinscena, dei suoi primi due, sorprendenti lavori: Il vento fa il suo giro e L’uomo che verrà. Il regista bolognese torna alla realtà contadina che conosce bene, al dialetto e a una struttura estetica che può ricordare il cinema di Ermanno Olmi: oltre al personaggio principale, infatti, conta anche la comunità rurale che ruota attorno a lui, figure semplici che si approcciano a un uomo assolutamente fuori dal comune. Prima di tutto Volevo nascondermi è un film sui traumi del passato di un essere umano tormentato, nevrotico, animalesco nel modo di fare, che ha paura delle donne e finisce spesso in manicomio, che si vede come un “artista” e solo attraverso l’arte può raggiungere un’ancora di salvezza. Per omaggiare un pittore di tanta grandezza, Diritti punta su una fotografia incisiva e mai banale, che gioca con la luce e con una serie di effetti ottici e di colori che rendono il suo lavoro tutt’altro che trascurabile. Quasi perfetto nella prima parte, il film, inserito in concorso al Festival di Berlino, soffre poi col passare dei minuti di varie ridondanze e rimane a tratti limitato dall’andare troppo spesso sopra le righe, tanto nella resa audiovisiva quanto per la prova (comunque notevolissima) di Elio Germano, premiato con l'Orso d'argento al miglior attore. Resta a ogni modo un progetto piuttosto originale per il cinema italiano contemporaneo, anche per il coraggio messo in campo: per la maggior parte delle volte i rischi corsi pagano, ma in alcuni casi sono fonte di evidenti cadute (la sequenza finale, in primis).
Il film è disponibile in home-video: leggi la scheda tecnica su Villaggio Tecnologico