The Walk
The Walk
2015
Paese
Usa
Generi
Avventura, Biografico, Drammatico
Durata
123 min.
Formato
Colore
Regista
Robert Zemeckis
Attori
Joseph Gordon-Levitt
Ben Kingsley
Charlotte Le Bon
Clément Sibomy
James Badge Dale
César Domboy
Ben Schwartz
Benedict Samuel
Steve Valentine
Philippe Petit (Joseph Gordon-Levitt), funambolo e sognatore visionario, ha un solo obiettivo: tendere un cavo tra le Torri Gemelle, appena costruite, e attraversarlo, una mattina di agosto. Sarà questo il colpo della sua vita, il colpo che lo consegnerà alla storia.
Nel 2009 James Marsch aveva vinto l'Oscar con il suo documentario Man on Wire e, a sei anni di distanza, anche Robert Zemeckis decide di portare sul grande schermo un lungometraggio (questa volta di “finzione”) che narra le vicende del funambolo Philippe Petit (prendendo spunto dal suo stesso libro Toccare le nuvole fra le Twin Towers. I miei ricordi di funambolo del 2002), interpretato da un apprezzabile Joseph Gordon-Levitt, e della sua storica e irripetibile impresa. Dopo una prima parte di stampo circense molto convenzionale e senza particolari guizzi – eccezion fatta per un incantevole incipit in bianco e nero con alcuni dettagli cromatici esteticamente apprezzabili – dove si tratta di comporre la squadra e organizzare il piano per la grande impresa quasi fossimo dentro un heist movie in piena regola, il film decolla definitivamente superato il giro di boa, fino arrivare all'epica assoluta e al trionfo indiscutibile nell'ultimo atto, quello decisivo, girato da un Zemeckis al suo meglio, pienamente a suo agio con l'epica, la profondità e le tre dimensioni. Il regista sale in cattedra e regala una lezione abbagliante di cinema allo stato puro, utilizzando il 3D come strumento per amplificare l'esperienza visiva ed elevarla a vertigine, portando lo spettatore a camminare assieme a Petit su quella che è la corda, tesa e in perenne sospensione, della nostra esistenza umana. Sublimata, in questo caso, da un piccolo grande uomo che non ha paura di sfidare il cielo, il vuoto e la morte, ma prima di tutto sé stesso, i propri limiti terreni e le proprie paure più profonde. Tensione e intrattenimento si contendono la scena dall'alto di quelle Twin Towers compiante in un'emozionante omaggio finale, un'elegia discreta e fulminea che fa riflettere e scalda il cuore tenendosi alla larga da ogni retorica.
Nel 2009 James Marsch aveva vinto l'Oscar con il suo documentario Man on Wire e, a sei anni di distanza, anche Robert Zemeckis decide di portare sul grande schermo un lungometraggio (questa volta di “finzione”) che narra le vicende del funambolo Philippe Petit (prendendo spunto dal suo stesso libro Toccare le nuvole fra le Twin Towers. I miei ricordi di funambolo del 2002), interpretato da un apprezzabile Joseph Gordon-Levitt, e della sua storica e irripetibile impresa. Dopo una prima parte di stampo circense molto convenzionale e senza particolari guizzi – eccezion fatta per un incantevole incipit in bianco e nero con alcuni dettagli cromatici esteticamente apprezzabili – dove si tratta di comporre la squadra e organizzare il piano per la grande impresa quasi fossimo dentro un heist movie in piena regola, il film decolla definitivamente superato il giro di boa, fino arrivare all'epica assoluta e al trionfo indiscutibile nell'ultimo atto, quello decisivo, girato da un Zemeckis al suo meglio, pienamente a suo agio con l'epica, la profondità e le tre dimensioni. Il regista sale in cattedra e regala una lezione abbagliante di cinema allo stato puro, utilizzando il 3D come strumento per amplificare l'esperienza visiva ed elevarla a vertigine, portando lo spettatore a camminare assieme a Petit su quella che è la corda, tesa e in perenne sospensione, della nostra esistenza umana. Sublimata, in questo caso, da un piccolo grande uomo che non ha paura di sfidare il cielo, il vuoto e la morte, ma prima di tutto sé stesso, i propri limiti terreni e le proprie paure più profonde. Tensione e intrattenimento si contendono la scena dall'alto di quelle Twin Towers compiante in un'emozionante omaggio finale, un'elegia discreta e fulminea che fa riflettere e scalda il cuore tenendosi alla larga da ogni retorica.
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