All'epoca dell'impero britannico in India, un gruppo di vedove è costretto dall'usanza comune a passare il resto della propria vita all'insegna della rinuncia. Quando una di queste, Kalyani (Lisa Ray), fugge dall'ashram, scoppierà il caos, portando a tragiche conseguenze ma anche speranza per la piccola Chuyia (Sarala Kariyawasam). Terzo capitolo di un'ideale trilogia degli elementi, preceduto da Fire (1996) e Earth (1998), in cui Deepa Mehta riflette sia sui tempi antecedenti all'indipendenza indiana, sia sulla sua società contemporanea, in cui i pregiudizi e le ferree (se non barbare) usanze religiose continuano a prosperare sotto l'indifferenza generale. Una denuncia potente, che non riguarda solo il mondo della donna in India, ma che è ramificata in profondità nelle menti dei suoi abitanti; anche se Water è spesso indeciso su quale strada prendere (se seguire una linea prettamente documentaristica oppure quella più folkloristica e legata a Bollywood), colpisce la delicatezza con cui si trattano tematiche dure e complesse. Un po' prolisso nella parte centrale, ma ben confezionato e dotato di un respiro più che discreto. Del trittico è il film migliore.