Whitney
Whitney
2018
Paesi
Gran Bretagna, Usa
Genere
Documentario
Durata
120 min.
Formato
Colore
Regista
Kevin MacDonald
Un documentario su Whitney Houston, artista pop di enorme successo ma dalla vita funestata dagli eccessi e dalle droghe, scomparsa l’11 febbraio 2012.
Ricostruzione della vita di una popstar tra le più iconiche di sempre, Whitney ha il passo e le prerogative del documentario musicale, ricco di momenti da biopic e interviste ad amici e familiari spesso rivelatrici, sempre intime e talvolta anche roventi. Lo scoop inedito è quello delle molestie a Whitney da parte della cugina Dee Dee Warwick: un evento identificato dal docufilm come origine della sua sessualità non pacificata e di tanti altri disagi mai risolti né davvero affrontati. Kevin Macdonald lavora in maniera appassionata sull’artista mescolando con ottima sensibilità repertorio e momenti familiari, momenti live e incursioni nel vissuto turbolento e angoscioso di Whitney. Spaziando dalla mamma Cissy, corista per Elvis Presley e Aretha Franklin, all’amicizia (o forse qualcosa di più?) con Robyn Crawford, passando per il turbolento matrimonio con Bobby Browm e naturalmente per la relazione estrema e priva di mediazione con le droghe, mesto leitmotiv della vita di un’artista capace di vendere più di 200 milioni di album, che non ha mai trovato sulla sua strada qualcuno che si prendesse la cura di salvarla o anche solo di tentare di farla uscire dalla tossicodipendenza. Whitney Houston, che ad oggi è la sola artista ad avere portato sette singoli consecutivi in prima posizione in classifica ed è la voce femminile col singolo più venduto di sempre, I Will Always Love You, è restituita perfettamente nella sua fusione di successo esaltante, e forse fin troppo improvviso e travolgente, e rovinose cadute, mentre le figure che hanno gravitato intorno a lei sono restituite da Macdonald attraverso una drammatizzazione di spazi, ambienti ed episodi che qua e là si concede qualche caduta ambigua ma che nel complesso mantiene intatta la sua forza drammaturgica a tratti anche spericolata. Un baratro raccontato con dannazione ma anche con amore, zigzagando nella tossicità di ambizioni e sentimenti, pubblico e privato, palcoscenici e dietro le quinte. Notevole anche l’uso strillato, bombardante ed estremamente consapevole dell’immaginario anni ’80, dagli spot pubblicitari a Ronald Reagan passando per storia, cultura e simboli, per non parlare dei riferimenti storici a Newark, Houston e all’America degli anni ‘60 della nascita dell’artista, efficacemente intrecciati ai suoi squarci vocali e a quelli della madre, cantante prima di lei, e del rapporto conflittuale della Houston con la comunità afroamericana, che non faticò a identificarla sempre come “troppo bianca”. Nel film è presente l’incredibile prima apparizione tv di Whitney nel 1983, ma c’è spazio anche per gustosi aneddoti sui suoi rapporti con Robert De Niro e Michael Jackson.
Iscriviti
o
Accedi
per commentare