Your Name.
Kimi no na wa.
2016
Netflix
Paese
Giappone
Genere
Animazione
Durata
106 min.
Formato
Colore
Regista
Makoto Shinkai
Mitsuha Miyamizu è una studentessa che vive in un piccolo villaggio vicino a Tokyo. Rincorre il sogno di vivere in città e il suo desiderio diviene realtà quando, un giorno, si sveglia nel corpo di Mitsuha, un ragazzo di Tokyo, mentre lui si sveglierà in quello di lei. Dopo alcuni giorni di disorientamento, i due ragazzi trovano il modo di comunicare.
Al suo quinto lungometraggio animato, il regista e sceneggiatore Makoto Shinkai decide di avventurarsi tra le pieghe dello spazio e del tempo, intrecciando le vicende di due personaggi che si troveranno a vivere l’uno la vita dell’altra. Esteticamente notevole, con alcune sequenze a dir poco incantevoli, il film ha il grande pregio di smarcarsi dall’aspettativa della banale storia d’amore arrivando a toccare le corde del destino, dell’indefinito e del magico. Shinkai dimostra maestria nell’animazione, rivelando però qualche lacuna in sede di sceneggiatura, dove il tono generale dell’opera è adolescenziale nello sviluppo dei protagonisti e della loro relazione, pur riuscendo a risollevarsi in un finale coinvolgente ed emozionante. Probabilmente il precedente Il giardino delle parole (2013) è superiore, ma le ambientazioni e le sequenze in cui appare la cometa sfiorano la perfezione e sono tra i risultati migliori raggiunti da Shinkai in carrierea. Da non perdere per gli appassionati di animazione orientale, il film è diventato in breve tempo un cult e un successo clamoroso al box office in Giappone.
Al suo quinto lungometraggio animato, il regista e sceneggiatore Makoto Shinkai decide di avventurarsi tra le pieghe dello spazio e del tempo, intrecciando le vicende di due personaggi che si troveranno a vivere l’uno la vita dell’altra. Esteticamente notevole, con alcune sequenze a dir poco incantevoli, il film ha il grande pregio di smarcarsi dall’aspettativa della banale storia d’amore arrivando a toccare le corde del destino, dell’indefinito e del magico. Shinkai dimostra maestria nell’animazione, rivelando però qualche lacuna in sede di sceneggiatura, dove il tono generale dell’opera è adolescenziale nello sviluppo dei protagonisti e della loro relazione, pur riuscendo a risollevarsi in un finale coinvolgente ed emozionante. Probabilmente il precedente Il giardino delle parole (2013) è superiore, ma le ambientazioni e le sequenze in cui appare la cometa sfiorano la perfezione e sono tra i risultati migliori raggiunti da Shinkai in carrierea. Da non perdere per gli appassionati di animazione orientale, il film è diventato in breve tempo un cult e un successo clamoroso al box office in Giappone.
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