In un lussuoso albergo svizzero, due anziani amici trascorrono le loro vacanze estive. Mick Boyle (Harvey Keitel) è un regista impegnato nella preparazione del suo ultimo film, quello che sarà il suo testamento artistico, mentre il musicista e direttore d'orchestra Fred Ballinger (Michael Caine) ha chiuso con gli spartiti e non vuole saperne di tornare sul palco, nemmeno su invito della Regina Elisabetta.
Un quadro crepuscolare di struggente, malinconica tristezza, che rappresenta, con le bellissime pennellate stese dalla fotografia di Luca Bigazzi, il lento tramonto di due grandi artisti, ognuno alle prese con le odiose micragnosità della vita di tutti i giorni: la prostata, la fine della stagione degli amori, il sipario definitivo che cala su un futuro sempre più sbiadito. Sorprendente come un regista tutto sommato giovane (Sorrentino è classe 1970) abbia saputo intercettare e ritrarre il grande male del nostro tempo, la vecchiaia, esorcizzata e temuta ora più che mai, in quest'epoca di “idioti dell'orrore” chirurgico. Ma Youth – La giovinezza non è solo un'elegia, dolce e macabra a un tempo, della terza età, bensì anche un atto d'amore appassionato verso due grandi mezzi artistici, il cinema e la musica, da sempre onorati e celebrati dal regista partenopeo. Certo, qualche limite non manca: lasciandosi forse prendere la mano dall'entusiasmo di istoriare icone visive dall'esplicito valore filosofico, Sorrentino a volte scade nel didascalismo (il pre-finale sul precipizio) e si abbandona un po' troppo all'autocompiacimento dialogico. Nel complesso, però, resta un'opera di più che discreta fattura, ulteriormente abbellita dalle performance autoironiche e intense dei due grandi vecchi protagonisti, adeguatamente supportati dai giovani Paul Dano e Rachel Weisz. Un cameo di Jane Fonda, superba diva ben avviata sul viale del tramonto eppure ancora graffiante, completa il cast con eleganza e sarcasmo. Tra picchi di altissima qualità e qualche scivolone, restano impresse nella retina sequenze come quella che vede protagonista “el pibe de oro” Diego Armando Maradona (interpretato da un sosia) che fa volteggiare una minuscola pallina da tennis e le processioni sacrali di anziani intenti a recarsi al bagno termale. Mortifero e vitale a un tempo, resta viva testimonianza del talento grottesco, surreale e melodico di Sorrentino nel raccontare le “splendide miserie” del quotidiano. Finale di grande suggestione. Colonna sonora splendida, con contributi di Mozart, Stravinskij, David Byrne. Musiche originali di David Lang. Presentato in concorso al Festival di Cannes.