Quindici anni dopo gli eventi raccontati nel primo film, la città di Tokyo è stata rinominata Zebra City e ora vige lo Zebra Time, un lasso di tempo giornaliero in cui la polizia può uccidere liberamente chiunque incontri sul suo cammino. Ferito durante uno di questi frangenti, Zebraman (Shō Aikawa) perde completamente la memoria proprio quando la temibile Zebra Queen (Riisa Naka), figlia del governatore della città, sta attuando un rischioso piano che mette in pericolo il mondo intero. Ritornando sul suo supereroe nato nel 2004, Takashi Miike pensa a un sequel ma, in realtà si limita a compiere una rielaborazione del primo episodio, di cui ricalca la struttura narrativa e l'intento parodico di fondo. Nel periodo di sei anni intercorso fra i due capitoli, il cinema del regista giapponese si è aperto a ogni tipologia di pubblico e la continua sperimentazione stilistica che ha caratterizzato i suoi lavori precedenti ha ceduto progressivamente il passo (salvo alcune eccezioni) a un'estetica più uniforme e mainstream, continuando a operare all'interno delle grandi macchine produttive. È proprio questo uno dei suoi lavori più emblematici per rilevarne l'importante cambiamento. Il budget è aumentato esponenzialmente e lo scontro del supereroe si è fatto tutto fisico ed esteriore, in un tripudio di pirotecnici e spettacolari effetti speciali che, se da un lato tradiscono la dimensione a basso costo del precedente episodio (e in generale delle serie tokusatsu anni '70), dall'altro ben si intonano con la società futuristica e distopica messa in scena, dominata da immagini scintillanti e popstar iconiche completamente disancorate dal passato e dalle tradizioni dei padri.