Cina, quinto secolo. Mentre infuria una sanguinosa guerra civile, un giovane soldato (Yuen Biao) fugge dalla battaglia che considera unicamente fratricida. Finisce però, suo malgrado, coinvolto in un altro scontro che vede protagonisti antichi demoni ai quali si frappongono un leggendario spadaccino e un monaco buddista con il suo giovane pupillo. Tra i primi lavori di Tsui Hark ad avere una certa rilevanza a livello produttivo e cinematografico, Zu: Warriors From the Magic Mountain è un film che si presenta come un wuxia (il cappa e spada cinese) con una virata sul fantasy che finisce per configurarlo in qualcosa di completamente diverso, soprattutto laddove gli effetti speciali sembrano quasi strizzare l'occhio a certe pellicole occidentali. Non si può dire che il film manchi di inventiva, sia a livello coreografico che visivo, ma la sceneggiatura è un po' confusionaria, ridondante e incapace di approfondire i numerosi personaggi. Il film è tra i modelli di Carpenter utilizzati per realizzare il suo Grosso Guaio a Chinatown (1986).