A pochi giorni dall’inizio della 73ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia, la prestigiosa kermesse che si terrà al Lido dal 31 agosto al 10 settembre, vi proponiamo il prezioso decalogo dei film di Venezia73 da non perdere per nessun motivo al mondo.
1) Jackie di Pablo Larraín: il grande cineasta cileno torna in concorso a Venezia dopo aver gareggiato per il Leone d’oro con Post Mortem. Questa opera n°7 è già uno degli eventi dell’anno, che non può che confermare lo sconfinato talento di uno dei più grandi autori contemporanei, capace di impressionare per potenza espressiva e padronanza del mezzo cinematografico con i precedenti Il club, presentato alla Berlinale 2015, e Neruda, proiettato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes di quest’anno. Un ritratto di Jackie Kennedy, interpretata da Natalie Portman, elegante e profondo, descritto attraverso i gesti contenuti e fini, la voce sussurrante e leggera. Il tempo torna indietro agli Stati Uniti degli anni Sessanta, includendo anche filmati originari del 1963, che confondono realtà e finzione, sulle tracce di una donna che è diventata un’icona.
2) Spira mirabilis di Massimo d’Anolfi, Martina Parenti: il grande cinema d’autore italiano approda quest’anno al Lido nella nobile forma del documentario, in una sinfonia visiva che vuole raccontare quattro “storie di immortalità”, girate in quattro luoghi differenti del mondo. Gli elementi e la loro percezione si confondono in immagini e suoni. L’obiettivo è rendere la grandiosità delle aspirazioni e dell’agire umano, in una visione umanistica dei registi che mette al centro l’uomo e i suoi mirabili tentativi di fare i conti con la morte. La “meravigliosa spirale”, simbolo di perfezione e infinito, così definita dal matematico Jakob Bernoulli, deriva da un logaritmo per cui essa si avvolge continuamente intorno al suo polo senza mai raggiungerlo. “Accettiamo facilmente la realtà, forse perché intuiamo che nulla è reale“. (Jorge Luis Borges)
3) Voyage of Time di Terrence Malick: dopo due titoli parecchio deludenti, To the Wonder, presentato a Venezia nel 2012, e Knight of Cups, in concorso al Festival di Berlino 2015, il grande regista statunitense sembra aver portato di nuovo la sua poetica filosofica e spirituale ai livelli dello splendido The Tree of Life, Palma d’oro a Cannes nel 2011. Si tratta del primo documentario di Malick, descritto dal regista stesso come “uno dei miei più grandi sogni” e come il suo progetto più ambizioso. Un’opera di montaggio, che intende mostrare la nascita e la morte dell’universo sconosciuto, attraverso una forma affascinante e quasi sperimentale. La storia dell’universo stesso, con immagini potenti, dal Big Ben all’era Mesozoica fino al giorno d’oggi e oltre ancora. Il film è stato realizzato in due versioni: una lunga per le sale con voce narrante di Cate Blanchett (che vedremo a Venezia), e una in IMAX di 40 minuti con voce narrante di Brad Pitt.
4) Frantz di François Ozon: il raffinato cineasta parigino torna dietro la macchina da presa con una storia d’amore di strenua eleganza formale (anche grazie all’uso del bianco e nero) che si inserisce perfettamente nella sua poetica che spesso si concentra sull’analisi dei sentimenti connessi alla sessualità. Nel 1919, in una cittadina della Germania, Anna si reca tutti i giorni alla tomba del suo fidanzato, caduto al fronte in Francia. Un giorno, giunge un ragazzo francese (interpretato da Pierre Niney, protagonista di Yves Saint Laurent del 2014), il quale anche lui porta i fiori sulla stessa tomba, quella del suo amico tedesco, compagno nei momenti più tristi. L’incontro scuote le vite dei due giovani, risollevando dubbi e paure, e costringe ciascuno a fare i conti con i propri sentimenti. Due protagonisti a cui la giovinezza è stata brutalmente strappata dalle mani e che ora cercano maldestramente di recuperare un po’ della serenità perduta.
5) Nocturnal Animals di Tom Ford: sette anni dopo la pellicola d’esordio A Single Man, per la quale il protagonista Colin Firth si è aggiudicato la Coppa Volpi come miglior attore nel 2009, lo stilista americano torna dietro la macchina da presa e si guadagna di nuovo il concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, con un thriller dalle atmosfere noir tratto dal romanzo Tony and Susan (1993) di Austin Wright. La prima parte è incentrata su una donna di nome Susan (Amy Adams) che riceve un manoscritto dal suo ex marito, da cui si era separata vent’anni prima. La seconda parte racconta la storia contenuta nel manoscritto, intitolato appunto Nocturnal Animals, riguardante le tragiche disavventure di un uomo in vacanza con la famiglia, Tony (Jake Gyllenhaal).
6) La La Land di Damien Chazelle: dopo il successo internazionale ottenuto con Whiplash (2014), vincitore di Gran premio della giuria: U.S. Dramatic e Premio del pubblico al Sundance Film Festival e di tre premi Oscar, il giovane regista di Providence, classe 1985, si gioca il tutto per tutto. Selezionata come film d’apertura (in concorso) di questa edizione della mostra, l’opera n°3 di Chazelle è una dramedy sentimentale che riscopre uno dei generi più amati di sempre, il musical. Attraverso un omaggio ai classici del genere, si veda alla voce Gene Kelly, il film è un ritratto nostalgico ma moderno nello stile, in cui la love story tra Ryan Gosling ed Emma Stone, ambientata nel mondo di Hollywood, è resa più intensa da spettacolari numeri di canto e danza. È la storia di due sognatori che tentano di arrivare a fine mese, inseguendo le loro passioni in una città celebre per distruggere le speranze e infrangere i cuori. Mia, aspirante attrice, serve cappuccini alle star del cinema fra un’audizione e l’altra. Sebastian, appassionato musicista jazz, tira a campare suonando in squallidi pianobar. Tuttavia, quando il successo cresce per entrambi, i due si trovano di fronte a decisioni che incrinano la loro fragile relazione amorosa.
7) The Woman Who Left di Lav Diaz: dopo aver presentato A Lullaby to the Sorrowful Mystery alla Berlinale, il grande autore filippino arriva, nello stesso anno, in concorso anche a Venezia. Un cinema fluviale di grandissimo spessore, quello di Lav Diaz, che trova nella complessità tematica e nella (estenuante) dilatazione temporali due elementi di indubbio fascino. “L’esistenza è fragile”, dice il regista: liberamente tratto dal racconto breve Dio vede quasi tutto, ma aspetta (1872) di Lev Tolstoj, il film è una storia apparentemente semplice che vuole spingere il cinema verso il suo ruolo più profondo e grandioso, cercando di trovare le risposte alle filosofiche domande che ogni spettatore si pone. L’ambientazione a Mindoro, provincia delle Filippine da cui proviene la stessa protagonista Charo Santos-Concio, ha reso il momento delle riprese ancora più autentico di quanto il tema del film non fosse in grado di fare.
8) Arrival di Denis Villeneuve: il regista canadese affronta di petto la sci-fi con un’opera dalle atmosfere metafisiche liberamente ispirata al racconto Storia della tua vita (1998) di Ted Chiang. L’atterraggio di navicelle aliene sulla terra pone un quesito all’umanità intera: guerra o pace? L’esercito chiama in causa un’esperta di linguistica (Amy Adams) per capire se le intenzioni degli invasori siano pacifiche o se, invece, rappresentino una minaccia. Con Forest Whitaker nei panni del colonnello Weber e Michael Stuhlbarg dell’agente Halpern.
9) King of the Belgians di Peter Brosens, Jessica Woodworth: arriva dal Belgio uno dei titoli più interessanti della sezione Orizzonti. La coppia di cineasti sembra aver abbandonato le apocalittiche atmosfere de La quinta stagione, con cui partecipò in concorso nel 2012, pur senza sminuire la sua spiccata autorialità. I riferimenti pittorici e l’angoscia dell’esistenza lasciano il posto al clima da commedia grottesca: costretto a tornare in Patria nel mentre di una visita a Istanbul per salvare il proprio regno, il re del Belgio inizia una surreale odissea tra i Balcani insieme a un filmmaker britannico e a un gruppo di cantanti folk bulgari, durante la quale scoprirà cosa sia il “vero mondo” e la sua vera identità.
10) The Light Between Oceans di Derek Cianfrance: basterebbe la presenza della coppia Fassbender/Vikander per rendere il film uno dei titoli più attesi della mostra. Se poi alla regia troviamo il Cianfrance di Come un tuono e, soprattutto, Blue Valentine allora l’interesse sembra davvero giustificato. Su una remota isola australiana, negli anni successivi alla Prima guerra mondiale, il guardiano del faro Tom e sua moglie Isabel vedono cambiare le loro vite quando il mare spinge fino a loro una barca alla deriva con a bordo una persona senza vita e una neonata. Tom and Isabel sono una coppia già provata da due aborti e un bambino nato morto. Dopo le prime resistenze, i due decidono di crescere la neonata. Un dramma d’altri tempi ad alto tasso emotivo: preparate i fazzoletti.